Licenziare facile, al massimo concedendo un “indennizzo” al lavoratore “anziano” (basta essere over 40, diciamo). Così le aziende possono assumere qualcuno più giovane, pagato meno, senza famiglia (e assegni familiari) a carico, senza sindacato e senza consapevolezza minima dei propri diritti sul lavoro.
Tutto qui. L’arcano indicibile dell’art. 8 della manovra viene svelato dal ministro anti-lavoro, Maurizio Sacconi, nella “giornata dell rabbia governativa” per esser stati così brutalmente scaricati da Confindustria, il principale supporto sociale “presentabile” di questo governo (il resto, come direbbe Robecchi, è “da Lavitola in giù”…). Leggere la sua sortita è altamente istruttivo. E vale per lui quel che abbiamo già detto di La Russa.
«L’articolo 8 è vivo. Non è affatto vero, come sostengono alcuni, che è stato sterilizzato dall’accordo tra le parti sociali. Sono anzi convinto che sono mature le condizioni perchè un pò alla volta possano emergere accordi aziendali volti alla stabilizzazione dei giovani in cambio di un adeguato indennizzo in caso di licenziamento». Per il ministro del del Welfare Maurizio Sacconi, intervistato dal Corriere della Sera, se si arriverà a un referendum «i conservatori perderanno, come è già accaduto per la scala mobile». «C’è una matrice sottostante a tutte le questioni che è quella del riequilibrio tra le generazioni. Si tratta di mettere il nostro futuro, e quindi i giovani, al centro di tutto», spiega Sacconi. «I giovani devono potere entrare nel tempo e nel modo giusto nel mondo del lavoro attraverso l’apprendistato, che va ancor più agevolato, disincentivando l’abuso dei tirocini e dei contratti a progetto». Per il ministro «la maggioranza e il governo sono solidi, come dimostrano le prove parlamentari superate». Ora, «messi in sicurezza i conti pubblici, si può accelerare la crescita». Una fase che deve essere «il più possibile condivisa, nel governo, nella maggioranza, con le opposizioni che vogliano essere costruttive, con le parti sociali». Quanto al manifesto di Confindustria, «vedremo nei prossimi giorni le proposte concrete e capiremo se sono genuinamente sindacali oppure se si tratta di richieste impossibili, concepite come grimaldelli per cercare la crisi di governo». Sacconi smentisce l’ipotesi di spacchettamento del ministero dell’Economia. «Non c’è nessun provvedimento del genere all’ordine del giorno», dice. «Tutto il governo sa che il pacchetto per la crescita dovrà essere definito ascoltando con pazienza la maggioranza, le parti sociali e l’opposizione, se vuole essere costruttiva». In merito alla cabina di regia a Palazzo Chigi, «messa così Š banale», chiosa il responsabile del Welfare. «Dico che serve pazienza, ascolto, dialogo e infine capacità di decidere».
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