A PAOLA ANCORA IN SCENA IL PROCESSO MARLANE
Ancora alla sbarra la Marlane Marzotto venerdì 7 ottobre, nel processo a carico dei vertici aziendali rei di non aver tutelato la salute dei lavoratori della fabbrica praiese e di reiterate “disattenzioni” nei confronti dell’area circostante, e da quì i capi d’imputazione ascritti loro dalla Procura di Paola quali l’omicidio colposo plurimo e il disastro ambientale.
L’udienza dovrebbe, salvo imprevisti dell’ultimo momento sempre possibili, dare l’avvio a quella che si annuncia come una lunga e complessa fase dibattimentale, il cui esito finale potrebbe non essere affatto quello che ci si attende.
Il sindacato autorganizzato SLAI Cobas, protagonista delle denunce che dopo molti anni ed alcune archiviazioni hanno condotto all’imputazione, è il primo ad avere molte riserve sull’iter processuale e non per carente fiducia nei confronti della magistratura.
Ciò che desta sconcerto è il gran numero di rappresentanti legali, forse troppi e dallo spessore ancora tutto da dimostrare se alcuni di essi si sono rivolti candidamente a noi per avere lumi sulla vicenda in itinere.
Discutibile anche la presenza di alcune parti civili, sempre pronte in passato a negare le estemporaneità aziendali ed a contrastare con forza ed in tutte le sedi le mosse dello SLAI Cobas.
E dov’erano la Regione Calabria, la Provincia, i Comuni, pur costantemente edotti su ciò che accadeva in questa parte di Calabria ed ora parte civile.
Il “J’accuse” è anche per l’Asl, per la Corte dei Conti e per l’ Ispettorato del Lavoro, quasi sempre “silenti” e forse per pudore che si sono astenuti dal formalizzare la costituzione.
Venerdì si saprà se “legittimi impedimenti” faranno ancora slittare l’avvio del procedimento, nonostante la fissazione dell’udienza prevista accortamente per tempo dal giudice.
Con oltre 100 morti e un numero di ammalati in crescita esponenziale, il caso Marlane sembra non interessare a nessuno salvo sporadiche apparizioni sui media spesso in modo non pertinente e per quanto riguarda la televisione di stato con grande spreco di risorse avendo distaccato sul territorio la troupe di TV7 per ben quattro giorni col risultato di mandare in onda non più di quattro minuti del girato.
Disattesa anche l’ordinanza della Procura mirata allo screening dei residenti a ridosso della fabbrica, malgrado questi fossero interessati dai fenomeni inquinanti presenti nell’adiacente area industriale.
E buon ultimo, come considerare l’affrettata alienazione del patrimonio immobiliare già residenza di tecnici ed operai?
Ora la parola spetta ai giudici, salvo l’ eventuale accettazione di accordi capestro atti a vanificare anni di sforzi in cambio di un risarcimento che apparirebbe una beffa sotto l’imperante minaccia della prescrizione. Ovviamente lo SLAI Cobas a questo non ci sta, né avallerà decisioni prese da chi ha sempre remato contro ostacolando a più riprese l’avvio del processo.
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