A BOLOGNA SUL TEMA CASA “I RICCHI” E “POVERI” NON SUONANO LA STESSA MUSICA!
Nella città ,”grassa” per antonomasia, simbolo dell’opulenza e del welfare sociale ,guidato con sapienza fino a qualche anno fà, i senza tetto aumentano dall’ultimo anno.
Si passa dai 250 del 2010 a i 300 di quest’anno di cui 23 hanno pagato, la nuova situzione abitativa, per la crisi finanziaria che stà colpendo il mondo.
Tra uomini e donne il 43% ha un’età compresa tra i 30 e i 45 anni, pochi gli over 65(5%), tanti i giovani tra i 18 e i 30 anni (28%) e gli adulti tra i 45 e i 65 (24%). La maggior parte sono italiani (38,5%), seguiti da romeni (14%) e nord africani con il Marocco in testa (26%). 13 gli irregolari. Sono 56 i senza fissa dimora residenti a Bologna, 28 in Provincia.
«Bologna non è più il paradiso dell’assistenza sociale ma sicuramente rimane un importante nodo per il traffico ferroviario – spiega Alessandro Tortelli, responsabile del Servizio Mobile di Piazza Grande – non è raro che qualcuno racconti di essere arrivato a Bologna perché prendendo l’Eurostar senza biglietto, è stato cacciato alla prima fermata disponibile ,non si può affermare che il fenomeno presenti un aumento significativo, ma non se ne può negare la grande rilevanza”
. I dati sono stati raccolti durante le uscite serali, che prevedono la distribuzione di pasti, coperte e informazioni sulle strutture di accoglienza da parte dell’associazione “AMICI DI PIAZZA GRANDE” che dal 1993 lavora nell’ambito dell’esclusione sociale, per dare assistenza alle persone senza dimora, per difenderne i diritti, per favorirne il reinserimento all’interno della società da cui sono state emarginate e possiede,inoltre, Il giornale “Piazza Grande”, primo giornale di strada italiano che ha rappresentato storicamente una modalità nuova di intervento sociale: il giornale, infatti , viene scritto, redatto e diffuso da persone senza fissa dimora i quali possono così iniziare percorsi di recupero basati sulla logica, innovativa per gli inizi degli anni ’90, dell’empowerment e dell’aiuto di tipo non assistenziale.
Ma “il Problema casa” non colpisce solo i “senza fissa dimora” ma sopratutto la classe lavoratrice come operai, artigiani, precari e persino dipendenti pubblici.
Enormi ,ormai, sono le file in Via Farini 1, davanti al Tribunale per gli sfratti, in cerca della “grazia” del giudice per il rimando dello sfratto, per cercare “tempo”.
Al momento l’amministrazione comunale a guida PD,SEL e IDV hanno dato risposte evasive e fittizie, come il protocollo firmato il 13 luglio 2011 assieme da CGIL,CISL,UIL Tribunale Bologna, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Bologna, Comuni, Associazioni di proprietari e inquilini, Istituti di credito e Fondazioni bancarie.
Sostanzialmente viene previsto un Fondo di salvaguardia della consistenza di 400.000 €, gestito dalla Provincia, con il preciso scopo di erogare contributi a favore di inquilini che abbiano perso il posto di lavoro, motivo per il quale sono inadempienti rispetto all’obbligo del pagamento del canone di locazione.
Una delle condizioni (fra le altre che sono tante e dettagliate, prima fra tutte quelle di “essere stati sempre buoni pagatori” quindi di non essere mai stati a conto scoperto) per poter beneficiare del Fondo è che il debito per canoni non versati non superi gli 8.000 €.
Nel caso ricorrano tutte le condizioni previste il proprietario dell’abitazione si vedrà decurtare (e accetterà la clausola) il credito del 20%, mentre per il restante 80% l’inquilino moroso riceverà un contributo a fondo perduto del 50% (e non superiore in ogni caso a 3.000 €).
La metà restante è a carico esclusivo dell’inquilino che la dovrà restituire in un’unica soluzione.
Intervengono a questo punto gli Istituti di credito che potranno aprire una linea di credito per il 50% del debito residuo.
Le banche a loro volta attingeranno a un Fondo di garanzia del valore complessivo di 500.000 €.
Di fronte al problema reale della casa ,che fino ad un anno fà era negato dall’amministrazione comunale e dalle forze politiche cittadine e denunciato unicamente dal sindacato ASIA-USB e dal collettivo di BolognaPrendeCasa (che con occupazioni e picchetti antisfratto hanno messo il problema sotto i riflettori della stampa locale), e come svuotare il mare con un cucchiaino
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