Questa mattina a Roma i movimenti di lotta per la casa hanno occupato la presidenza dell’Ater – l’ente che gestisce una parte del patrimonio immobiliare pubblico – a lungotevere Tor di Nona, bloccando per alcuni minuti anche la circolazione stradale, «per protestare contro la ventilata trasformazione dell’azienda pubblica che dovrebbe realizzare case popolari in un’agenzia degli affitti». I manifestanti, aderenti all’Asia USB, al Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa e ai Blocchi Precari Metropolitani, in parte sono entrati nello stabile occupando le scalinate, in parte hanno manifestato fuori dall’edificio esponendo striscioni che recitavano: «Contro precarietà e dismissioni la casa non si paga, si prende», «Svendopoli, affittopoli, parentopoli, giù le mani dalla città» e «State demolendo il diritto alla casa». Ha spiegato ai giornalisti Luca Faggiano: «Stamattina siamo qui in cinquecento, a rappresentare tutte le facce della precarietà abitativa di Roma. Vogliamo che l’Ater realizzi subito il piano di case popolari. È uno scandalo che 100 milioni l’anno stanziati dalla Regione Lazio per 10 anni rimangano nel cassetto nonostante la crisi che avanza».
Dopo più di un’ora di protesta, a seguito della «garanzia dell’apertura di un tavolo interistituzionale sull’emergenza abitativa e sull’edilizia residenziale pubblica» ottenuta dai rappresentanti delle istituzioni, i manifestanti hanno abbandonato la sede dell’Ater. «Abbiamo incontrato il direttore generale e il presidente dell’Ater di Roma, Graziosi e Prestagiovanni, abbiamo messo sul tavolo le nostre richieste e preso atto che la situazione dell’Ater è ancor più grave del previsto. L’azienda non ha ancora ricevuto i fondi regionali stanziati per la costruzione di alloggi popolari ed ha difficoltà anche a concludere i pochi progetti in corso di realizzazione» ha spiegato un portavoce. «Chiediamo alla Regione di dar seguito agli impegni presi sul fronte dell’emergenza casa con lo stanziamento di 100 milioni all’anno per 10 anni. È gravissimo che, a fronte di un’emergenza crescente e tante famiglie che restano senza casa, questi soldi non vengano spesi. Il tavolo interistituzionale per affrontare questa situazione è fissato per il 5 dicembre alle 12 presso la vicepresidenza della Regione Lazio. Vi parteciperanno, oltre all’Ater e ai movimenti per il diritto all’abitare, gli assessori regionali alla Casa e all’Urbanistica e l’assessore capitolino alla Casa».
Di seguito il comunicato diffuso dai movimenti capitolini per il diritto all’abitare:
“I movimenti chiedono risposte concrete alle necessità abitative di decine di migliaia di persone in questa città e nel Lazio. Le risorse ci sono e le aree non mancano, ma la litigiosità tra enti locali e gli interessi immobiliari in conflitto tra loro stanno impedendo la realizzazione degli alloggi necessari.
È giunto il momento che la rendita si faccia da parte e che Regione e Comune definiscano un piano casa degno di questo nome, che rispetti gli impegni presi a marzo 2011 in consiglio comunale con le 6mila case popolari promesse e usi le risorse strappate dai movimenti con
l’amministrazione Marrazzo.
Chiediamo con forza che si arrivi a quel tavolo interistituzionale governo/regione/comune, auspicato da almeno un anno, in grado di disegnare gli interventi utili per l’inquilinato degli enti privatizzati, per i nuclei a rischio di sfratto, per i 40mila che aspettano in graduatoria un alloggio popolare, per chi ha occupato per necessità, per chi non ce la fa più a pagare un mutuo acceso in mancanza di alternative in un mercato immobiliare insostenibile.
Chiediamo il blocco degli sfratti anche per morosità e un intervento pubblico per fermare le dismissioni selvagge e gli aumenti d’affitto indiscriminati nelle case degli enti e dei fondi immobiliari.
Chiediamo l’immediato uso di tutte le risorse necessarie a sostenere un piano di edilizia residenziale pubblica e di tutela dell’inquilinato in difficoltà, utilizzando i fondi regionali e comunali esistenti e laddove necessario premere sul governo per nuovi finanziamenti.
Chiediamo che si metta mano alla grande massa di alloggi vuoti disponibili che hanno cementificato gran parte di Roma ma che non hanno dato risposte alle necessità abitative di questa città.
Il governo Monti sta pensando di far pagare l’ICI sulla prima casa, riteniamo molto più serio tassare in maniera progressiva chi tiene case vuote piuttosto che mettere le mani in tasca a chi ha già fatto un sacrificio per acquistare un’abitazione dove vivere.
Chiediamo che in consiglio regionale, dove si tornerà a discutere del pacchetto edilizio denominato “piano casa”, il diritto alla casa prevalga sui premi di cubatura, sui cambi di destinazione d’uso e sulle semplificazioni delle procedure edificatorie.
Queste nostre richieste devono essere accolte urgentemente, prima che il clima sociale sia avvelenato da ulteriori insicurezze. Sono ormai più di 150mila le persone in forte disagio abitativo che aspettano risposte, senza contare le migliaia di giovani che non lasciano il proprio nucleo d’origine perché impossibilitati nel reperire un alloggio e i tantissimi inquilini in difficoltà per il mordere della crisi su redditi sempre più inadeguati per affitti e mutui insostenibili.
AS.I.A./USB, Blocchi Precari Metropolitani, Coordinamento cittadino di lotta per la casa
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