È stata del 98% l’adesione, secondo le Rsu dell’Ataf, allo sciopero unitario di 24 ore indetto ieri dai sindacati contro la privatizzazione dell’azienda di trasporto pubblico fiorentino. I lavoratori, insieme a rappresentanti dei comitati contro la privatizzazione, hanno sfilato ieri pomeriggio in corteo dalla stazione di Santa Maria Novella fino a Palazzo Vecchio. Numerosi gli slogan e gli striscioni contro il sindaco Matteo Renzi e contro gli amministratori dell’Ataf, in particolare i lavoratori hanno inscenato una sorta di carro allegorico con una riproduzione di un piccolo autobus con sopra dei ceri funebri e dietro dei dipendenti vestiti da sindaci soci di Ataf in catene con davanti un Matteo Renzi vestito da ‘re di Firenze’. La scena era completata da due ragazze vestite da vampiro, una efficace rappresentazione dei privati «che vogliono succhiare il sangue all’Ataf»
Una volta arrivato davanti a Palazzo Vecchio, i manifestanti hanno richiamato l’attenzione dei distratti amministratori sparando alcuni rumorosi e colorati fuochi d’artificio. “Se l’Ataf sarà privatizzata” hanno spiegato i lavoratori agli incuriositi giornalisti “questa è la fine che farà: farà il botto». I manifestanti erano entrati in Piazza della Signoria, sede del Comune, al grido di «Ataf è nostra e non si tocca, la difenderemo con la lotta» e hanno poi fischiato e gridato slogan contro il sindaco Matteo Renzi. Americo Leoni della Faisa Cisal ha spiegato alla stampa: «siamo al sesto sciopero e nonostante vari incontri in prefettura non conosciamo ancora il futuro di Ataf, e se l’azienda parteciperà alla gara unica del Tpl regionale». Quanto alle richieste avanzate ai sindacati dal sindaco Matteo Renzi e dall’azienda Leoni ha spiegato che «se si trattasse di lavorare 10 o 15 minuti in più io avrei già firmato, ma ci sono state fatte altre 15 richieste e se dovessimo accoglierle ogni lavoratore perderebbe 23 giornate di ferie e 5 mila euro all’anno». Per Alessandro Nannini della Rsu dell’Ataf (e della Confederazione Cobas) «la privatizzazione non riguarda solo i lavoratori ma anche gli utenti e non porterà né soldi né servizi a Firenze».
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