“Chiediamo ai mezzi di informazione di attenersi a comportamenti responsabili e coerenti con l’obiettivo primario della liberazione. Ci piacerebbe vedere pubblicate notizie solo quando effettivamente confermate da fonti certe ed autorevoli”: lo scrive Paolo Dieci, direttore del Cisp in un comunicato emesso al termine di un fine settimana di voci e smentite sulla liberazione di Rossella Urru, la cooperante dell’organizzazione non governativa rapita nel sud dell’Algeria lo scorso 22 ottobre.
“Continuiamo a fare giungere alla famiglia di Rossella, al papà Graziano, alla mamma Marisa, ai fratelli Fausto e Mauro e a tutta la comunità di Samugheo compatta attorno a loro il nostro abbraccio solidale e fraterno” prosegue il comunicato, a testimoniare ore di ansia vissute dalla famiglia della giovane volontaria sarda, dopo le notizie diffuse dall’emittente araba ‘Al Jazeera’ e riprese – nonostante la mancanza di conferme dal ministero degli Esteri italiano – da numerosi mezzi di informazione italiani e stranieri.
Secondo l’agenzia stampa mauritana ‘Ani’ le trattative per la liberazione della Urru e del poliziotto mauritano Ould al Mukhtar, “sono state ostacolate” e i due non sarebbero ancora liberi, nonostante notizie fatte circolare in precedenza dalla stessa agenzia riferissero di una “consegna” dei due ostaggi detenuti dal movimento terroristico Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) nelle mani di un gruppo di mediatori. Ieri, fonti e siti internet mauritani e algerini avevano diffuso informazioni relative ad un presunto scambio di prigionieri che prevedeva – in cambio della liberazione della Urru e di al Mukhtar – la scarcerazione di Abdel Rahman Madou ‘al Azawadi’ un militante di Aqmi originario della regione maliana dell’Azawad.
Rossella Urru era stata rapita assieme a due colleghi spagnoli Ainhoa Fernández de Rincón e Enric Gonyalons nella notte tra il 22 e il 23 ottobre a Rabuni, un centro amministrativo sahrawi nei pressi della città algerina di Tindouf. I due spagnoli, al momento, si troverebbero in Mali e “godono di buone condizioni di salute” secondo il governo di Bamako che sta mediando per il loro rilascio.
Fonte: Misna
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