Il sindacato sfrattato si trasferisce in un container
Giusi Marcante
BOLOGNA
BOLOGNA
Dalla fabbrica al container. La Fiom, sfrattata dalla Magneti Marelli a Bologna, non molla la presa e torna davanti ai cancelli con un’inedita saletta sindacale che verrà inaugurata questa mattina e che occupa due parcheggi auto. Ieri durante un attivo di delegati Cgil che si è svolto simbolicamente davanti alla fabbrica erano in corso gli ultimi preparativi per allestire il container. Davanti ai cancelli anche il direttore de L’Unità Claudio Sardo dopo che il quotidiano del Pd è stato tolto dalle bacheche della fabbrica. L’iniziativa voleva ribadire che oltre ai sindacati non si espellono i giornali dalle fabbriche nonostante il Pd abbia deciso che nessun esponente dovrà scendere in piazza dopodomani durante il corteo nazionale Fiom. È stata una mattinata fredda e piovosa che ha comunque raccolto diverse centinaia di persone tra delegati sindacali e lavoratori; con loro il segretario della Cgil dell’Emilia Romagna Vincenzo Colla e Giorgio Airaudo della segreteria Fiom nazionale. E c’erano anche i diffusori militanti del manifesto del circolo di Bologna. Una vendita non sempre semplice, hanno raccontato alcuni dei diffusori che hanno percepito a tratti anche diffidenza da parte dei lavoratori verso il giornale. Un motivo in più per proseguire nella diffusione del quotidiano comunista mettendoci la faccia tanto che con lo stesso spirito verrà fatta la diffusione venerdì durante il corteo romano mentre a Bologna il circolo intende proseguire almeno una volta alla settimana a diffondere il giornale.
Quanto al container imbandierato di rosso Fiom gli ex delegati e il segretario bolognese dei metalmeccanici Cgil Bruno Papignani spiegano che «sarà il nostro ufficio dove potranno riunirsi i delegati e discutere con i lavoratori. Sarà un presidio per la democrazia». Il container, che ha l’obiettivo di diventare stabile in via Pasubio, è stato noleggiato dai metalmeccanici della Cgil anche grazie ai soldi raccolti nella sottoscrizione pubblica per «riavere la Cgil in fabbrica». Ieri durante il presidio davanti all’azienda c’erano ovviamente gli ex delegati di fabbrica. Ed erano lì perché avevano preso un giorno di ferie. C’era chi come Stefano Ruggenini ha ricordato che la Fiom è il sindacato più votato dai lavoratori in fabbrica, e questo consenso rimane. «Continuiamo a fare attività in fabbrica nelle pause pranzo e ovviamente fuori dal lavoro» ha proseguito l’ex delegato convinto che i lavoratori «cercheranno comunque la Fiom».
Il convitato di pietra della mattinata è stato Sergio Marchionne contro cui si è scagliato Airaudo: «Da parte di Marchionne c’è una nuova strategia della tensione: prima ipotizza la chiusura di alcuni stabilimenti poi, oggi (ieri ndr), dal salone di Ginevra smentisce». Secondo Airaudo l’ad Fiat «vuole intimidire il governo, questo paese e la sua classe dirigente. Sta dicendo a chi governa questo paese se mi date il pretesto io me ne vado ed è colpa vostra».
Quanto al container imbandierato di rosso Fiom gli ex delegati e il segretario bolognese dei metalmeccanici Cgil Bruno Papignani spiegano che «sarà il nostro ufficio dove potranno riunirsi i delegati e discutere con i lavoratori. Sarà un presidio per la democrazia». Il container, che ha l’obiettivo di diventare stabile in via Pasubio, è stato noleggiato dai metalmeccanici della Cgil anche grazie ai soldi raccolti nella sottoscrizione pubblica per «riavere la Cgil in fabbrica». Ieri durante il presidio davanti all’azienda c’erano ovviamente gli ex delegati di fabbrica. Ed erano lì perché avevano preso un giorno di ferie. C’era chi come Stefano Ruggenini ha ricordato che la Fiom è il sindacato più votato dai lavoratori in fabbrica, e questo consenso rimane. «Continuiamo a fare attività in fabbrica nelle pause pranzo e ovviamente fuori dal lavoro» ha proseguito l’ex delegato convinto che i lavoratori «cercheranno comunque la Fiom».
Il convitato di pietra della mattinata è stato Sergio Marchionne contro cui si è scagliato Airaudo: «Da parte di Marchionne c’è una nuova strategia della tensione: prima ipotizza la chiusura di alcuni stabilimenti poi, oggi (ieri ndr), dal salone di Ginevra smentisce». Secondo Airaudo l’ad Fiat «vuole intimidire il governo, questo paese e la sua classe dirigente. Sta dicendo a chi governa questo paese se mi date il pretesto io me ne vado ed è colpa vostra».
da “il manifesto”
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