Una nuova condanna nei confronti di una manifestante arrestata lo scorso 15 ottobre a Roma. La 20enne Ilaria Ciancamerla è stata condannata oggi a due anni e 4 mesi di reclusione (per fortuna la pena è stata sospesa) dai giudici della decima sezione di Roma. La condanna si basa esclusivamente sulle testimonianze degli uomini delle forze dell’ordine che l’hanno arrestata. L’accusa nei suoi confronti era quindi solo di resistenza aggravata a pubblico ufficiale. La ragazza, alla quale sono stati revocati gli arresti domiciliari, è stata condannata anche al pagamento di 500 euro ciascuna alle parti civili Comune di Roma, Atac e Ama.
Il pm Luca Palamara aveva chiesto addirittura tre anni di reclusione ritenendo ”sbagliato e processualmente rilevante” il comportamento tenuto quel giorno dall’imputata che alcune foto hanno immortalato vestita di nero e con il cappuccio della felpa sulla testa. Un poliziotto l’ha accusata di aver lanciato un sanpietrino e di aver brandito una spranga di metallo.
Il suo difensore, l’avvocato Cesare Antetomaso (Associazione Giuristi Democratici), aveva invece chiesto l’assoluzione: ”La ragazza, alla sua prima manifestazione, non ha preso parte ad alcuna azione violenta, non ha lanciato bottiglie né brandito la spranga. Brandire è una cosa, prendere è un’altra. Tra l’altro, per i colpi ricevuti durante la manifestazione lei è stata anche refertata. E’ chiaro che, ingenuamente, ha pensato di potersi difendere da altre aggressioni. E pure il lancio della pietra, sebbene sia da censurare, non ha fatto danni né colpito qualcuno”.
Durante l’udienza il fidanzato dell’imputata ha commentato a voce alta la testimonianza dell’agente che accusava Ilaria Ciancamerla: ”Vatti a lavare, hai la coscienza sporca, con questo arresto hai rovinato la vita di una persona”. Il giovane è stato poi identificato e allontanato dall’aula. Quella di oggi è la quinta condanna in ordine di tempo per gli scontri accaduti durante la grande manifestazione romana del 15 ottobre: la decima sezione del tribunale di Roma ha già condannato Giovanni Caputi a 3 anni e 4 mesi e il romeno Robert Scarlat a 2 anni, mentre pene ancora più pesanti e sproporzionate sono state inflitte dal gup Anna Maria Fattori il 22 febbraio scorso: 5 anni a Giuseppe Ciurleo e 4 anni a Lorenzo Giuliani.
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