* Lettera 43
A 30 anni dall’ultima uscita (venne chiuso il 13 giugno del 1982), torna alle stampe Lotta Continua, la testata legata all’omonimo movimento politico che ha raccolto intorno a sé alcuni tra i più noti nomi dell’intellighenzia e del giornalismo nostrano, da Pier Paolo Pasolini a Gad Lerner, da Luigi Bobbio a Enrico Deaglio.
L’idea di rispolverare la storica pubblicazione è nata nel novembre del 2010 nella città simbolo, oggi come allora, della «grande fabbrica»: Torino.
A partorirla è stato il Collettivo d’inchiesta e Conricerca che ha dato vita a una redazione aperta con ramificazioni in tutta Italia, composta da operai, studenti e impiegati. Un progetto che intende dar voce ai movimenti e alle lotte di oggi. Per risvegliare la «coscienza di classe».
«Non siamo nostalgici, questo è da chiarire subito», hanno spiegato a Lettera 43.it Angelo, cassintegrato di Agile, e Piero, insegnante, ex militanti di Lotta Continua, tra gli animatori dell’iniziativa. «Non vogliamo riproporre l’esperienza degli Anni 70 che è morta. Abbiamo ripreso il nome perché è un sogno, e il sogno va alimentato. Per i giovani è stato un modo per sentirsi vicini alle lotte dei propri genitori, mentre per gli operai Fiat è stata la storia delle loro lotte, per quello hanno voluto assolutamente riprendere quel nome».
È in programma che la testata, registrata al tribunale di Torino, debutti ufficialmente in occasione della manifestazione del 31 marzo a Milano organizzata dal comitato ‘No debito’. La distribuzione del giornale sarà infatti «militante», portata avanti dai sostenitori, tutti volontari, durante le manifestazioni e fuori dalle fabbriche. E volontari sono anche tutti i redattori.
Il nuovo mensile di 16 pagine sarà stampato in 1.000 copie anche se già per il numero due, in occasione delle manifestazioni del 25 aprile e del primo maggio, l’intenzione è quella di aumentare la tiratura.
«Ogni copia ci costa 60 centesimi per la stampa, ci siamo autotassati per pagarla, mettendo ognuno una quota congrua alla proprie possibilità», racconta Angelo. «Il nostro giornale più di ogni altro e a buon diritto non può esistere e sopravvivere conquistandosi uno spazio di mercato. Per Lotta Continua questo non potrà mai avvenire: il quotidiano con la testata rossa è legato indissolubilmente allo spazio politico che viene creato dalle lotte… Questa è la linea che venne fuori in un congresso del 1978, e per noi è ancora valida».
Sulla prima pagina del numero uno un editoriale dal titolo Fare un giornale ai tempi di Marchionne e Monti, un pezzo sul tema dell’attacco ai diritti dei lavoratori conquistati negli Anni 60 e 70, ma anche delle ambizioni della testata. «Iniziando a pubblicare questo giornale abbiamo voluto lanciare una provocazione che indicasse che dal passato dobbiamo trarre il metodo del conflitto che sappia partire dai bisogni dei moderni proletari e condurre ‘una lotta continua’», sono le prime righe del testo.
Il fil rouge è la polemica contro i media generalisti, soprattutto in relazione al movimento No Tav, e le lotte per il lavoro, dal caso Fiat all’Irisbus di Avellino, alle cooperative della logistica di Pioltello.
E i rapporti con gli ex di Lotta Continua? «Con Sofri non abbiamo alcun rapporto, mentre Guido Viale ci ha dato la sua benedizione, e anche Franco Bolis ci guarda con interesse», ha chiosato Angelo, «ma lo ribadiamo: nessuna nostalgia o riproduzione del passato, per ‘lotta’ intendiamo il senso più ampio, per i diritti dei lavoratori, ma anche riguardo ai beni comuni».
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