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Terremoto. A Bologna la Fiat prova a portarsi via la Marelli


Quando si dice lo «stile Juventus», insomma: Fiat. Martedì c’era stata l’evacuazione dello stabilimento della Magneti Marelli di Crevalcore, uno dei comuni del bolognese più colpiti dal sisma. Ieri c’è stata la dimostrazione che il timore si stesse aprendo la strada a una «delocalizzazione» non era campato per aria. La Fiat aveva infatti già «smontato le linee, dirette a Bari». Il segretario generale della Fiom di Bologna, Giordano Fiorani è stato clmo ma chiaro: «Temiamo che allo spostamento delle linee a Bari, non faccia seguito il ritorno a Crevalcore. C’è il rischio di una delocalizzazione, per questo diciamo no». Di fronte al rischio che l’azienda «approfitti del terremoto per smontare impianti e trasferirlì fuori, racconta ancora l’esponente della Fiom, «ci sono 150 persone che hanno i nervi a fior di pelle, che dormono in tenda e sono venute qui «per capire cosa possa succedere». «Noi – argomenta Fiorani – siamo disponibili a un trasferimento temporaneo «delle linee» nello stabilimento della Magneti Marelli di Bologna solo se c’è anche lo spostamento dei dipendenti di Crevalcore; ma «diciamo no a una delocalizzazione».
La Fiom ha inviato una nota in cui sottolinea come, se confermato, l’atteggiamento della direzione aziendale si dimostri «di un’inconcepibile gravità, al limite dello sciacallaggio industriale». Si comprendono «le esigenze produttive e le esigenze di fornitura, ma che si approfitti della disperazione di un’intera area, e quindi di tutti i dipendenti di Magneti Marelli, per rispondere alle esigenze produttive e commerciali senza tener conto di chi sta subendo la messa in discussione del proprio futuro, è un atto inaccettabile». Pertanto, «invitiamo la stessa Unindustria e le istituzioni del territorio a intervenire immediatamente». Se «queste informazioni dovessero essere confermate – chiosa la nota – ci opporremo con tutti gli strumenti possibili al trasferimento dell’impianto».

 

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