Ricordate i «capitani coraggiosi» di Alitalia? Beh, sarà importante sapere che quello fu il format non solo per la privatizzazione di servizi pubblici, ma anche il primo esperimento dal vivo per operazioni di ristrutturazione aziendale finanziate dallo Stato. La «facilitazione» per l’impresa subentrante (la «newco» Cai di Colaninno & co) fu rappresentata dalla collocazione in cassa integrazione e successiva «mobilità lunga» per quasi 10.000 dipendenti dell’ex compagnia di bandiera. Il costo del lavoro fu così abbattuto di oltre il 50% (a parte gli espulsi dal lavoro, i salari sono stati drasticamente ridotti rispetto agli standard contrattuali delle compagnie di bandiera, scendendo in picchiata verso quelli delle low cost. Marchionne, nel «modello Pomigliano» ha fatto lo stesso, anche se «destrutturando» i propri stabilimenti.
Ieri, nel convegno «Invertiamo la rotta» tenuto presso la sede della Provincia di roma, giuristi e sindacalisti Usb (l’ex Sult era maggioritario tra gli assistenti di volo) ha chiarito come da quella prima frana sia derivato «un sistema industriale minato dalle fondamenta, a prescindere dal settore di appartenenza». La fragilità del trasporto aereo è strutturale (dipende dal prezzo del petrolio, dagli attentati, ecc), anche per la totale deregolamentazione. La distruzione dei diritti del lavoratore è stata quasi assoluta, e i salari hanno seguito i diritti. Le proposte in campo sono importanti (ovvio, dipenderà poi dalla volontà politica): ricostruzione del controllo statale su contratti, norme, ecc, (compresa la «clausola sociale»); riduzione dei contratti in direzione di un contratto unico di settore; obbligo di rispetto di questo contratto per tutti i vettori con base in Italia; riassorbimento progressivo dei cassintegrati (bacino preferenziale per le nuove assunzioni); stabilizzazione dei tanti precari; rispetto degli accordi sottoscritti (in pratica: risolvere il problema dei numerosissimi «esodati» in questo settore).
Ieri, nel convegno «Invertiamo la rotta» tenuto presso la sede della Provincia di roma, giuristi e sindacalisti Usb (l’ex Sult era maggioritario tra gli assistenti di volo) ha chiarito come da quella prima frana sia derivato «un sistema industriale minato dalle fondamenta, a prescindere dal settore di appartenenza». La fragilità del trasporto aereo è strutturale (dipende dal prezzo del petrolio, dagli attentati, ecc), anche per la totale deregolamentazione. La distruzione dei diritti del lavoratore è stata quasi assoluta, e i salari hanno seguito i diritti. Le proposte in campo sono importanti (ovvio, dipenderà poi dalla volontà politica): ricostruzione del controllo statale su contratti, norme, ecc, (compresa la «clausola sociale»); riduzione dei contratti in direzione di un contratto unico di settore; obbligo di rispetto di questo contratto per tutti i vettori con base in Italia; riassorbimento progressivo dei cassintegrati (bacino preferenziale per le nuove assunzioni); stabilizzazione dei tanti precari; rispetto degli accordi sottoscritti (in pratica: risolvere il problema dei numerosissimi «esodati» in questo settore).
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