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Fusione Hera-Acegas. Alle holding i profitti, agli utenti il caro-tariffe

Torna in auge la discussione sulla fusione della holding “municipalizzata” Hera con la padovana Acegas. A carte ormai firmate Sel si tira indietro sull’accordo. Da Trieste a Bologna i vendoliani dicono NO alla fusione. A Bologna, il sindaco Merola è preoccupato per la decisione che dovrebbe essere firmata la settimana prossima in Comune, e accusa Sel di iniziare la campagna elettorale con largo anticipo. In fondo non sarà un grosso problema il voto contrario di Sel, purché rimanga l’unico. Mercoledì prossimo il faccia a faccia tra sindaco e gruppo per Amelia (SEL), e se anche questo andasse male, la tenuta della maggioranza sarà affidata a IdV. E se anche questo fosse incerto, ci penserà l’ex amministratore delegato di Hera, Stefano Aldrovandi, a riportare la quiete a Palazzo d’Accursi, senza disturbare i programmi di SEL.
Intanto lunedì prossimo il movimento per l’Acqua Pubblica si riunirà in presidio sotto a Palazzo d’Accursio, per dire no ad un accordo che indebolirà decisamente la mano pubblica sulla gestione idrica (e non solo, dal momento che Hera gestisce ormai anche rifiuti ed energia), riducendo di fatto ai minimi termini il potere dei Comuni consorziati. Tema che ritorna spesso dal Friuli all’Emilia: la privatizzazione non risolve l’aumento delle bollette, le quali non miglioreranno la manutenzione, ne diminuiscono le perdite sulla rete idraulica. L’unica cosa che la fusione aumenterà sarà il capitale e il debito del colosso dei servizi che supererà i 2 miliardi di euro. È la triste realtà che si preparano a vivere tutti i cittadini, trasformati negli anni in utenti di Hera-Acegas APS, a cui di fatto si chiede un voto ma non la sovranità decisionale su alcuna risorsa che interessi il capitale.
 

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