Ieri a Roma un uomo è salito sul tetto della facoltà di Lettere e Filosofia delle Sapienza di Roma con del liquido infiammabile, due striscioni, dei volantini e un piccolo megafono. Protagonista del gesto è il padre di Simone Felici, lavoratore della National Service, la società che gestisce i servizi di vigilanza e guardianìa dell’ateneo, trasferito da alcuni mesi, “nonostante il capitolato d’appalto lo impedisca, per essersi rifiutato di svolgere un altro turno notturno massacrante”.
Dietro il gesto disperato compiuto ieri a Roma dal padre di un dipendente della National Service, azienda che gestisce alcuni servizi di portierato e vigilanza all’Università Sapienza, ci sono gravi illegalità negli appalti dell’Ateneo.
“Le vessazioni che hanno indotto il padre di un lavoratore a cospargersi di benzina e a salire sul tetto dell’Università, minacciando di buttarsi nel vuoto, non rappresentano un caso isolato”, denuncia Pio Congi, dell’USB di Roma e Lazio. “La National Service, pur con diversi dipendenti in cassa integrazione, costringe i pochi rimasti al lavoro a turni massacranti, straordinari obbligatori, trasferimenti, ed altro ancora”.
“Ci amareggia molto constatare – prosegue Congi – che questo trattamento dei lavoratori venga praticato da un’azienda al cui vertice c’è l’ex dirigente CGIL Gilberto Pascucci. Tra l’altro, la National Service dialoga solo con la CGIL e i sindacati confederali, mentre pratica l’ostracismo contro l’USB e i suoi lavoratori iscritti”.
“Da mesi abbiamo denunciato al Direttore Generale Musto D’Amore e al Rettore Frati le gravi illegalità compiute dalla società – evidenzia Congi – e solo recentemente l’Ispettorato del Lavoro, da tempo interessato dall’USB, ha svolto un’indagine di cui si attendono i risultati. I vertici della Sapienza, invece, tacciono ancora”.
Osserva il sindacalista: “Questi episodi dimostrano sempre più la vera natura delle esternalizzazioni e delle privatizzazioni, cioè rendere i lavoratori precari e ridurli in schiavitù per ricavare profitti che arricchiscono qualcuno e sono spesso causa di corruzione. L’USB e i lavoratori pretendono da subito il ripristino della legalità e il rispetto della dignità di chi porta avanti delicati servizi pubblici, ma anche un percorso di internalizzazione dei lavoratori, che permetterebbe anche un notevole risparmio di risorse”, conclude Congi.
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