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Meridiana Fly, un “piano” disastroso

MERIDIANA: USB, UN PIANO INDUSTRIALE DISASTROSO CHE NON ACCETTIAMO
CHE FUTURO PER UN’AZIENDA CHE TAGLIA IL 65% DEL PERSONALE OPERATIVO?
L’accordo siglato ieri all’Assoaereo contiene dei passi in avanti rispetto alle richieste presentate da Meridiana lo scorso 13 dicembre. Sono stati infatti raccolti quelli che per l’USB Lavoro Privato erano due punti fermi, ovvero la definitiva cassazione del pessimo accordo sottoscritto il 18 novembre 2011, di cui era stato chiesta l’estensione per altri 3 anni, con il passaggio definitivo alla normativa Eurofly, e la scelta di procedere con l’estensione del precedente accordo di cassaintegrazione del giugno 2011, senza aprire una nuova procedura di licenziamento come più volte minacciato dall’azienda.
Rimane invece fortemente negativo il giudizio dell’USB su un piano di drammatico ridimensionamento, che rischia di produrre effetti disastrosi sul futuro di tutti i lavoratori di MeridianaFly. Infatti, se da una parte vengono garantiti 30 mesi di salvaguardia del reddito e la fine di un accordo umiliante, dall’altra un’azienda che taglia il 65% del proprio operativo lascia ben poche speranze a chiunque ci lavori. Il numero dei cassaintegrati totali, inclusi quelli del giugno 2011, è di 1.350 divisi per categorie. L’abnorme numero di 908 cassaintegrazioni per il personale navigante di cabina è gonfiato dalla previsione di altri 246 cause pendenti per reintegri di ex precari.
Fino a che questo non accadrà, i numeri reali saranno conseguentemente inferiori; la cassaintegrazione sarà a rotazione, fatto salvo specifiche situazioni che saranno poste a zero ore, una delle quali la cessazione di attività. Rimane anche l’incertezza rispetto alla convivenza con AirItaly ed al rischio di dumping interno. Entro il 31 dicembre le organizzazioni sindacali saranno convocate al ministero del Lavoro per la sottoscrizione formale del verbale. L’USB Lavoro Privato sottolinea che se lo stato del settore è disastroso, ciò non è dovuto solo a dirigenti incapaci e governi latitanti, ma anche ad un sistema sindacale disarmante. Se le cose non cambieranno in questo settore, tra due anni faremo la conta di tanti altri che avranno perso il proprio lavoro, dopo Alitalia, dopo WindJet, dopo altre aziende che continuano a ridurre l’attività o a chiudere.

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