Menu

Roma. Scup sgomberato rioccupa deposito Atac abbandonato

Gli occupanti di Scup raccontano come è andata:

Dopo la giornata di ieri gira e rigira nella testa la formula “Speculazione di Stato”, che abbiamo individuato per sintetizzare la vicenda di Scup. Adesso mostra ancor di più tutta la sua attinenza.

Uno stabile pubblico, del Ministero dei Trasporti, viene conferito ad un fondo immobiliare ( il FIP, gestito dalla Banca Finnat). Da quel momento però lo Stato non solo perde un bene, ma comincia a pagare una locazione al FIP che dopo lo vende ad una società immobiliare farlocca. Di proprietà di prestanome, Morelli Fernando e Pagliuca Fiorella, rispettivamente di anni 80 e 73, formalmente inattiva, con un attivo di 10.000 € e debiti per 4.829.345,00. Tipi da compro oro per riciclare il denaro sporco, scommesse clandestine o cose così.

Ieri l’ennesima puntata di questa operazione da furbetti del quartierino pagati con le nostre tasse. Lo sgombero. Camionette, divise, un posto bellissimo messo sotto sopra.

Forse perchè a Scup era stato individuato l’ultimissimo latitante dei casalesi, o forse si nascondeva uno dei trentotto figli di Osam Bin Laden?

No. Le risorse pubbliche, la fatica della gestione dell’ordine pubblico, lo spavento provocato ad un intero quartiere, e anche ai bambini che frequentano Scup, sono stati spesi perché il Demanio doveva consegnare all’acquirente ( la prestanome in odore di riciclaggio) lo stabile.

A Scup è rinato il pubblico svilito da uno Stato che si mette a fare il broker. Sport e servizi culturali per il quartiere. E una generazione a cui i politici dicono di tutto ( bamboccioni, perduti, choosy) che si riscatta, che occupa per produrre ricchezza ( non per fare PIL, non per abbattere lo spread). Noi lo chiamiamo comune.

Ecco, nella puntata di ieri, si trabocca. lo Stato diventa il braccio operativo della truffa privata. Sgombera il pubblico per dare al privato. “Privato” a tutti, appunto.

Ma improvvisamente succede.

Tanta Solidarieta, tanto sdegno, tanto riscatto dai tanti che vogliono bene a Scup, ma che in generale non accettano la cappa al nuovo welfare alla creatività alla ricchezza.

Blocchiamo la strada con le lezioni di sport e cultura, una grande assemblea e poi partiamo in corteo. Siamo centinaia, raccolti in poche ore. Primo round. È solo ora di pranzo. Pranzo offerto dalla cucina degli scupiat(t)i, ovviamente.

Si continua, rimaniamo, a via Nola, il pomeriggio continua, montiamo la biblioteca. I libri che ci ha donato il quartiere, la cultura cooperante, è insgomberabile. Sarebbe come arrestare un file condiviso. O fare recipienti di wi-fi, o voler fermare un sogno a colpi di realtà. Soprattutto adesso che è sempre più chiaro che, in questo tempo di crisi, occupare è un modo per emanciparsi, per ridistribuire la rendita, e per prendere il futuro. Una pratica, che noi condividiamo con tanti. E speriamo sempre con più.

#torniamosubito circola tra noi e cinguetta nella rete.

Così nel pomeriggio ripartiamo in corteo e in centinaia, in tantissimi, occupiamo il deposito Atac di via Monza 39. Scup continua la sua esperienza pubblica. Continua il progetto e soprattutto la nostra sfida.

#torniamosubito e facciamo tappa qui. Storditi, certo. A testa alta, pure.

Ringraziamo i compagni e le compagne, le persone che hanno dato un contributo e in generale le tante e i tanti che ieri hanno sentito una fitta, si sono sentiti feriti e che con noi vogliono continuare a costruire welfare, ricchezza, comune. Grazie voi Scup continua

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *