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Terni. Lavoratrici Aidas da otto mesi senza salario

Sono 79 i soci lavoratori della cooperativa sociale Aidas, per lo più donne e madri di famiglia, che denunciano “Dobbiamo ancora percepire otto mensilità arretrate e nessuno sa dirci cosa sta accadendo”.

In una conferenza stampa tenuta nello studio di un consulente del lavoro che le assiste le lavoratrici della Aidas hanno spiegato la loro vicenda: “Ci mettiamo la faccia, perché è ora che la comunità capisca il nostro dramma. A cominciare da quelle colleghe che, spesso per paura, hanno preferito attendere. Ma ora serve unità”. Angelo Bossi, consulente del lavoro così riassume la questione: “In 41 anni di attività come consulente del lavoro non ho mai visto una situazione come questa. L’Aidas viene gestita come se fosse una società di capitali. Alcuni tratti, come la durezza e il verticismo della gestione, tradiscono gli scopi basilari della cooperazione”. Il consulente nella sua analisi fa riferimento all’articolo 33 dello statuto sociale, che “ha lo scopo di individuare i soci che dissentono dalle posizioni del cda” e al certificato camerale della cooperativa, dove è scritto che “il consiglio di amministrazione assegna ampi poteridi azione alla presidente”.

Antonella Mora, lavoratrice Aidas racconta: “Siamo stati costretti a lasciare le retribuzioni di febbraio, marzo e aprile dello scorso anno – racconta – e non abbiamo ancora percepito gli stipendi che vanno da ottobre 2012 a gennaio 2013, tredicesima inclusa. Senza dimenticare che da maggio a settembre ci è stata imposta una decurtazione del 20% della retribuzione lorda. Tutto questo per pagare debiti non meglio precisati. Ad oggi non sappiamo che fine fanno i soldi che entrano ogni mese nelle casse della cooperativa, visto che le rette e i contributi pubblici vengono incassati puntualmente». Fra date cancellate e richieste ancora senza una risposta, i soci tornano a chiedere un confronto attraverso l’assemblea della cooperativa: «Dopo l’annullamento di quella fissata per il 18 febbraio, abbiamo chiesto al cda una nuova convocazione e ora siamo in attesa della risposta”.
Un’altra socia-lavoratrice, Immacolata Bello, denuncia: “Purtroppo non riusciamo ad avere alcuna notizia che ci faccia capire cosa sta succedendo e in questo clima diventa troppo difficile vivere. Ci sono donne con famiglia, altre separate, c’è chi è rimasta vedova con tre figli piccoli da mantenere, senza contare quelle che non possono pagare le bollette o che hanno subito azioni esecutive. Un vero dramma. Di fronte a questa situazione – prosegue – la cooperativa non corrisponde alle socie neppure i soldi che lo Stato riconosce loro tramite l’Inps e l’Inail. Parliamo di assegni familiari, maternità, infortuni e malattie e gli stessi contributi previsti dalla legge 104».
E’ toccato poi ad un’altra lavoratrice, Rita Satolli, mettere i piedi nel piatto sulla questione dei licenziamenti: “Nel giugno dello scorso anno, viste le cinque mensilità arretrate, mi sono rivolta a un legale insieme ad altre 18 colleghe. La risposta della cooperativa nei nostri confronti è stato il licenziamento in tronco, contro ogni procedura fissata dalla legge e dal contratto collettivo per i dipendenti delle cooperative sociali”. Successivamente quattro delle donne licenziate hanno trovato un accordo, mentre le restanti 15 hanno impugnato il provvedimento. “In occasione del licenziamento – spiega Rita Satolli – è emerso un altro particolare inquietante, legato alle normali trattenute che vengono effettuate nelle buste paga di quei dipendenti che contraggono piccoli prestiti. Quegli importi non sono stati mai versati alle compagnie finanziarie, con gravi conseguenze per le socie che hanno subito procedimenti e segnalazioni a causa delle morosità. Un fatto che è stato già denunciato alla Procura della Repubblica”.
Michela Mariantoni, una lavoratrice che ha anche fatto parte del Cda della cooperativa Aidas così racconta: “Alcuni membri venivano messi al corrente delle cose quando queste erano già state fatte. Mi sono dimessa per questo e perché non condivido le strategie e i licenziamenti messi in atto. Ora sto in cassa integrazione da due anni, senza rotazione”.

 

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