I 108 lavoratori dell’Imeva sono da venerdì in stato di mobilitazione. L’azienda di Ponte Valentino, che da 40 produce barriere zincate (guard-rail, paracarri) per la sicurezza e l’edilizia stradale, vincendo commesse provenienti da tutto il mondo, ha annunciato la cassa integrazione a rotazione per i propri dipendenti. I primi rimarranno a casa da oggi, ma fin da subito 19 operai sono stati costretti a “ferie obbligatorie”. La motivazione addotta dall’Imeva per questa decisione tira in ballo la crisi e denuncia un calo delle commesse.
I lavoratori però non sono convinti della bontà della posizione aziendale e così hanno deciso il blocco dei cancelli a partire dallo scorso venerdì 22 marzo: le merci non entrano e non escono e numerosi tir sono fermi in fila davanti ai varchi d’ingresso della fabbrica. Alcuni arrivano da molto lontano: è il caso di due tir arrivati dalla Romania per conto dell’ente stradale rumeno e che dovrebbero caricare barriere di sicurezza da utilizzare per l’autostrada Timisoara – Lugoj. Fino a ieri erano però ancora bloccati, esattamente come gli altri.
Anche la presenza di questi tir ‘internazionali’ dimostrerebbe, agli occhi dei lavoratori, che il calo delle commesse non sarebbe in ogni caso così drastico da giustificare i provvedimenti che l’Imeva vuol mettere in atto. Per di più, gli operai in presidio parlano di un atteggiamento discriminatorio da parte della proprietà aziendale che tutelerebbe i lavoratori delle cooperative e delle ditte esterne ma non loro. Il delegato FIOM, Francesco Capuozzo, ha affermato che alla base della situazione difficile di queste ore c’è una politicia di anni fatta di “esternalizzazioni e precarizzazione selvaggia del mercato del lavoro”. Una presa di posizione da parte dei dipendenti che, se da un lato mette in rilievo e denuncia l’utilizzo da parte aziendale di esternalizzazioni ed appalti esterni per abbattere il costo del lavoro, dall’altro rischia di scatenare una guerra tra poveri, tra lavoratori direttamente dipendenti dal committente e altri assunti invece da cooperative e altre ditte.
Il blocco dei cancelli ha comunque prodotto immediatamente un risultato: l’Imeva, preoccupata per il danno economico che stava subendo, si è subito detta disponibile ad aprire un tavolo di trattative, a patto che i lavoratori ritirassero il sit-in davanti alla fabbrica. Una proposta irricevibile secondo gli operai. Arriva tardi e non contiene la condizione preliminare per potersi sedere ad un tavolo: il ritiro delle lettere di comunicazione della cassa integrazione.
Fonti
Il Mattino
Ottopagine – Benevento 1, 2
La Gazzetta di Benevento
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