Venerdì 29 marzo 2013 alle 13.30 al Tribunale di Saronno ci sarà la seconda udienza del processo che vede imputati 20 tra compagni e compagne del SI Cobas, dello Slai Cobas, del Centro Sociale Vittoria di Milano del La Sciloria del C.S Kinesis e in generale del Coordinamento di sostegno, con riferimento alla lotta dei lavoratori delle cooperative in appalto ai magazzini Bennet di Origgio iniziata nel mese di luglio del 2008 e protrattasi per quasi un anno.
Una dura lotta autorganizzata, risultata vincente, che ha conquistato un deciso miglioramento delle condizioni salariali e normative, che ha rotto l’onnipresente condizione di sfruttamento e schiavitù presente negli appalti della logistica, che ha costretto la cooperativa datrice di lavoro a reintegrare un operaio arbitrariamente licenziato per l’adesione al sindacalismo di base e che ha visto tutti i lavoratori riappropriarsi di quanto negli anni sottratto loro in termini di diritti, salario e sicurezza
Oggi davanti al tribunale vogliamo rivendicare quegli scioperi e le forme che la lotta ha assunto in quei 7 scioperi oggi sotto processo.
Senza entrare nel merito dei fatti contestati, respingiamo con forza al mittente l’assoluta pretestuosità delle imputazioni fondate su generiche responsabilità collettive per presunti reati commessi in occasione dei numerosi scioperi organizzati in questa lunga vertenza.
Come imputati/e e come movimento di lotta, intendiamo denunciare l’essenza eminentemente politica delle accuse contestate a un intero movimento di sostegno delle lotte dei lavoratori delle cooperative che, proprio a partire dalla lotta di Origgio del 2008, si è sviluppato e radicato nell’intero settore della logistica e della distribuzione italiano confrontandosi con un sistema fondato su rapporti di lavoro schiavistici e di sfruttamento dove il caporalato (più o meno legale) disciplina in maniera fortemente autoritaria la manodopera impiegata.
Un sistema sempre più centrale e strategico per l’economia italiana nel quale l’accumulazione del profitto e la valorizzazione del capitale impiegato da committenti e appaltatori sono il risultato di ritmi di lavoro disumani, pressoché totale assenza di sicurezza e assoluta precarietà dei rapporti di lavoro.
Ma è proprio in tale contesto che i lavoratori addetti hanno costruito un percorso autorganizzato nel quale si riconoscono quali protagonisti diretti per la rivendicazione dei propri diritti, nel quale l’unità e la solidarietà tra lavoratori seppur di diversi poli e con differenti committenti è perseguita e praticata nel riconoscersi parte attiva di una medesima classe.
Un percorso che supera quindi il livello strettamente vertenziale e sindacale ponendosi oggettivamente su un piano politico: da un lato, nell’invocare infatti dignità e ugualitarismo nelle condizioni di lavoro e trattamento mettendo in discussione l’intero sistema di potere nei magazzini, dall’altro, è esemplare per proposta di generalizzazione del conflitto a tutti i settori lavorativi.
E’ quindi evidente che questa lotta, come le numerose altre che si sono succedute in questi anni, non potevano che causare anche la reazione violenta di un padronato colpito “economicamente” e strutturalmente nel proprio comando assoluto sulla forza lavoro. Risposta che non poteva peraltro ottenere che complicità, appoggio e sostegno dalle forze di polizia contro lavoratori e contro chi pratica in maniera militante la solidarietà di classe.
Noi rimaniamo convinti che, in un momento di crisi strutturale dell’economia capitalista, ogni momento di conflitto sia da valorizzare e generalizzare per sviluppare un’alternativa sistemica reale e non di governo alla società capitalista, un’opposizione di classe che possa strutturarsi basandosi sulla contrapposizione di massa (e non sulla concertazione) alla repressione di ogni lotta .
Questa è la strada che continueremo a percorrere!
Venerdi 29 Marzo ore 13,30 PRESIDIO A SARONNO
Imputati e imputate del processo di Origgio
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