Nella giornata di ieri sono arrivati decreti penali di condanna che hanno colpito 14 compagne e compagni scesi in piazza lo scorso 3 maggio per contestare la presenza di Renzi alla festa dell’unità del parco della Montagnola a Bologna.
I decreti penali hanno colpito militanti di Hobo, Labàs, TPO e Asia USB e sono arrivati nove mesi dopo i fatti del 3 maggio, in cui il blindatissimo comizio di Renzi aveva dato vita ad una determinata contestazione. Non accettavamo di lasciar passare indisturbato il capo di un governo impegnato nel mettere in scena l’ennesimo show volto a diffondere non altro che la sporca retorica menzognera di chi dispone solo di propaganda ideologica per difendere il proprio operato di distruzione sociale. Era questa la ragione di fondo per cui insieme a tanti avevamo promosso quella giornata, che seguiva per noi un lungo percorso che ci aveva visto denunciare pubblicamente i manichini del PD e del suo governo già tante volte in città. Lo ricorderanno bene Moretti, Renzi, Bonaccini, Poletti, Lupi, …
Alla contestazione reale di centinaia di compagne e compagni la risposta è stata quella di blindati e celerini schierati che non hanno esitato a rompere teste e braccia prima e poi quella di gravi decreti di condanna con una pena pecuniaria che varia dai 22.500 ai 45.000 a testa.
Di nuovo quindi si dimostra come questo governo intende trattare chi non accetta supinamente di divenire suddito anziché cittadino, chi non accetta la narrazione a reti unificate di un’Italia in ripresa, di una disoccupazione in calo, di una prossima uscita da una crisi economica che, al contrario, sta mordendo sempre più a fondo il tessuto sociale del Paese.
La realtà, lo sappiamo fin troppo bene, è ben diversa: mentre i diktat imposti al nostro Paese dalle istituzioni europee stanno erodendo diritti e salari di milioni di persone, questo governo riduce sempre più ogni spazio democratico, reprimendo con la violenza dei manganelli e con strumenti penali che surclassano i procedimenti processuali e condannano gli imputati con pene pecuniarie insostenibili.
Lo stesso spettacolo lo abbiamo visto all’inizio di questa settimana nella periferia Sud di Bologna, quando all’ennesimo attacco al diritto all’abitare si è risposto con la vergognosa assenza da parte dell’amministrazione comunale targata PD. Ogni margine di trattativa sullo sgombero delle ex scuole Ferrari è stato esplicitamente chiuso mentre il presidio di solidarietà è stato più volte caricato. All’interno venivano denunciati gli occupanti e alcuni attivisti senza che fosse permesso alla delegazione sindacale di entrare nello stabile.
Questo potere oppressivo e repressivo mostra la sua doppia faccia e mette a tacere violentemente chi nelle lotte sociali e politiche ne mette a nudo la natura.
Per questo esprimiamo la nostra solidarietà a tutti i militanti colpiti dalla repressione per le loro giuste lotte!
Noi Restiamo – Bologna
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