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Ancora suicidi per la crisi. Mandanti a piede libero

 In Italia per parlare di lavoro e di crisi occorre aspettare il bollettino giornaliero dei sucidi e dei morti. Certo è che di questa guerra silenziosa che sconvolge il nostro paese nessuno parla in termini seri. Non ne parla il Governo Monti che insieme all’Europa ne è il diretto responsabile e mandante, non ne parlano i partiti parlamentari che hanno evidentemente altre priorità o si vergognano di aver votato leggi che determinano la crisi. I partiti parlano di altro, ognuno per mascherare il proprio calcolo elettorale, ma i problemi del paese restano fuori, distanti o al limite parte di un commento a seguito dei fischi presi da parte delle cariche istituzionali in un funerale come avvenuto a Civitanova. Il tema del lavoro, i licenziamenti, gli esodati, la precarietà sono silenziati in queste settimane.
Non c’è un pirla in parlamento che dica alla Fornero e Monti di dimettersi e di vergognarsi a vita per quello che hanno fatto. Non c’è un segretario di partito, portavoce, o come cavolo volete chiamarlo che punta l’indice di accusa contro Draghi, la Commissione Europea, e il resto della congregazione che impone l’asterit ed il Fiscal Compact.
Non c’è un uomo o donna eletto che presenti una legge per cancellare le loro controriforme sul lavoro, quella sulle pensioni, quella sull’art.18, quella sul contratto di lavoro. Nessuno che proponga qualcosa di serio per bloccare le delocalizzazioni, per fermare i licenziamenti, per prendere in mano le banche e dare crediti agevolati a famiglie ed imprese. Per loro non conta che lo Stato è diventato un gabelliere dell’Europa della Merkel, al limite parlano di come renderlo più efficiente.
Così nel disinteresse generale va avanti la tragedia come se questa fosse un temporale, un’alluvione. Dopo le Marche oggi è il Veneto a piangere vittime innocenti.  
Il primo a morire è stato un operaio di Feltre. Lunedì pomeriggio non è ritornato in fabbrica ma è andato in un boschetto di Pedavena, ha scelto un albero e vi ha appeso una corda.   Aveva 46 anni, un figlio e faceva il capo ufficio in un’azienda di componentistica per occhiali, ma temeve di essere messo in mobilità.  
All’alba di ieri un geometra trevigiano si è invece impiccato alla gru del cantiere di Portogruaro dove lavorava. È stato ritrovato dai colleghi alle 8 del mattino, insieme al corpo poche righe in cui chiedeva perdono spiegando che la vita era diventata troppo faticosa.  Ho scritto qualche giorno fa che è necessario reinstaurare l’odio di classe in questo paese, perchè se non ci sono avversari contro chi indirizzarlo si finisce per indirizzarlo contro se stessi.  
Sono sempre più convinto che occorre lavorare per organizzare ogni giorno la lotta contro i responsabili di tutto questo, perchè sono ancora a piede libero e  le loro leggi continuano a fare vittime.

da Controlacrisi.org

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