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Napoli. La festa del lavoro al tempo del lavoro che non c’è

Da una parte i licenziati dello stabilimento Fiat di Pomigliano, stanno bloccando la strada che dall’asse mediano e dalla statale , dall’altra l’arcivescovo di Napoli che «esterna» sul primo Maggio e lancia un forte richiamo alle istituzioni per il rispetto del diritto al lavoro ma confessa anche un «dubbio atroce»: ha ancora senso celebrare una festa, il primo maggio, nel momento in cui «il lavoro scarseggia e va finendo»?

LICENZIATI FIAT: PIU’ DI TREMILA ALLA FAME – 

Mentre il cardinale Sepe  della diocesi di Napoli rifletteva pubblicamente sul significato della festa, diverse decine di lavoratori appartenenti al gruppo cassaintegrati e licenziati dello stabilimento Fiat di Pomigliano hanno bloccato la strada che dall’asse mediano e dalla statale 162, porta all’ingresso della fabbrica automobilistica. 

I manifestanti hanno occupato la strada con una vettura e con due striscioni, con le scritte «No al reparto confino a Nola, tutti i 316 in fabbrica a Pomigliano», e «Basta precarietà: 3000 più 19 più indotto, tutti in fabbrica a reddito pieno». I lavoratori sostengono di non sentirsi rappresentati dai sindacati, e che «anche la Fiom non si accorge di quanto accade». «Mentre tremila persone soffrono la fame – hanno detto – Landini porta le persone lontane dallo stabilimento, a Roma, per manifestazioni che dovrebbero essere fatte qui».

Intanto domani, primo maggio, i movimenti di lotta, i sindacati conflittuali come l’U.S.B. le organizzazioni politiche come la Rete dei Comunisti, il PCL, i CARC alcuni collettivi studenteschi, centri sociali, come Iskra di Bagnoli, danno appuntamento alle ore 15 alla Stazione della Cumana di Bagnoli per il Corteo contro la politica economica e sociale del governo, i diktat del’Unione Europea ma anche a sostegno delle lotte contro la devastazione del territorio flegreo e per imporre reddito e bonifiche.

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