Fin qui s’era fatto notare per la capacità di ritardare la marcia dei treni (contravvenendo al mito di “quando c’era Lui”…), oppure per corbellerie complottarde sulla “sostituzione etnica” e invenzioni contorte sulla “carne sintetica” (che è una schifezza, certo, ma era già stata vietata dalla UE…).
Non pago, il cognato più famoso d’Italia ha voluto esibirsi anche come storico da bar, infoltendo la schiera degli “specialisti improvvisati”.
Ha preso ovviamente spunto dai “fatti di Napoli e di Roma”, ossia le contestazioni degli studenti universitari a Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, e David Parenzo, conduttore su La7.
“La tolleranza del passato verso questi episodi ha poi portato al terrorismo e al suo rafforzamento fino all’episodio di Aldo Moro che, con il suo sacrificio, creò un allarme democratico talmente ampio che ci permise di sconfiggere quel fenomeno brutale che è l’eversione e il terrorismo“.
Difficile dire se sia più grande la menzogna o l’ignoranza, però certamente c’è dietro un’idea del governare come repressione immediata di ogni dissenso, contestazione, divergenza. In ossequio alla teoria reazionaria del poliziotto medio – riassunta da Gian Maria Volontè nell’immortale Indagine su un cittadino…) per cui “Repressione è civiltà”. Manganellare i ragazzi, insomma, per “togliergli i grilli dalla testa”…
Ma facciamo finta che il ministro Lollobrigida abbia parlato sinceramente convinto di dire una cosa verosimile (ipotesi da marziani, ammettiamolo…).
Il ‘68 esplose notoriamente con gli scontri di Valle Giulia, in maggio, a Roma. Quando la polizia, come aveva già fatto nelle settimane precedenti in tutta Italia, caricò gli studenti davanti alla facoltà di Architettura. La novità, e la sorpresa, fu poi cantata da Paolo Pietrangeli: “Non siam scappati più”.
E comunque stiamo parlando di scontri di piazza – una cosa ben diversa dai recenti pestaggi unilaterali contro gli studenti di Pisa, Firenze, ecc – nulla di più. Siamo insomma nella fisiologia del conflitto sociale in regime democratico…
E fino a quel momento, nelle piazze italiane del dopoguerra, si erano dovuti registrare e seppellire ben 171 manifestanti. E nessun poliziotto o carabiniere.
Il primo agente a perdere la vita durante una manifestazione fu Antonio Annarumma, nel novembre 1969, a Milano, mentre alla guida di un furgone della polizia inseguiva i manifestanti fin sui marciapiedi. Le inchieste non riuscirono a stabilire se la morte fosse stata determinata dallo scontro con i pali della luce oppure da un tubo preso dai “lavori in corso” e lanciato contro il mezzo. Il resto è propaganda, ossia vittimismo aggressivo.
Perché dal ‘68 piazzaiolo si passasse anche alla lotta armata servirono anni e conflitti ancora più duri. Ma il “consenso di massa” per la resistenza violenta esplose certamente dopo la strage di Piazza Fontana (12 dicembre ‘69) e il tentativo premeditato di attribuirla agli anarchici.
Ricordiamo che a compiere quella strage furono certamente fascisti (Freda, Ventura, Delfo Zorzi, ecc), gravitanti all’interno o nei dintorni del partito da cui proviene anche il ministro in questione.
Le stragi divennero una “strategia” negli anni seguenti, sempre con protagonisti – noti o ignoti, arrestati e rei confessi come Vinciguerra, oppure presi sul fatto perché rimasti feriti come Nico Azzi – ben inseriti nell’ambito del neofascismo italiano e del Movimento Sociale Italiano (la cui “fiamma” campeggia ancora nel simbolo di Fratelli d’Italia).
Non possiamo rifare in un solo articolo tutta la storia di questo paese negli ultimi 80 anni, ma i fatti stanno così, registrati e certificati da centinaia di processi, inchieste, libri, memoriali (come quello di Carlo Digilio, “agente doppio” – delle Cia e dei servizi italiani – che aveva confezionato gli ordigni per Piazza Fontana e non solo).
Insomma, se c’è qualcuno che non era stato “represso in tempo” è esattamente il campo in cui è stato formato il ministro, la cognata e buona parte del governo in carica.
Ma dubitiamo che Lollobrigida stesse chiedendo di punire preventivamente gli attuali epigoni di Casapound o Forza Nuova.
Inutile dare consigli a gente simile. L’importante è sapere con chi abbiamo a che fare…
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Gianfranco
gli scontri di valle giulia sono del 1 marzo ’68 non maggio. Ci furono alcuni (pochi) poliziotti che persero la vita durante le repressioni del luglio ’48, dopo l’attentato a Togliatti.
Pasquale
Si pensava che l’Italia avesse toccato il fondo,fra i paesi della UE,con i governi precedenti. Ma è proprio vero. Al peggio non c’è mai fine.
Peter
Scusate ma bisogna stare attenti a far le pulci (giustamente!) a quell’ometto di Lollobrigida se poi scriviamo errori pure noi: il primo agente di PS ucciso “ufficialmente” durante incidenti politici di strada fu l’agente Antonio Marino a Milano il 12/4/1073, colpito da una bomba a mano SRCM in pieno petto lanciata dai giovani fascisti del FUAN di La Russa; me lo ricordo io che avevo 12 anni, potreste rammentarlo pure voi, ..oltretutto lo uccisero i missini ! Grazie, ciao.
Francesco
Hai ragione, naturalmente… Ma troppo ci sarebbe da scrivere…. e comunque sei in errore. L’agente Annarumma è morto il 19 novembre del 1969, l’agente Marino, come tu ricordi, il 12 aprile 1973, tre anni e mezzo dopo.
Maurizio
“….fino a quel momento, nelle piazze italiane del dopoguerra, si erano dovuti registrare e seppellire ben 171 manifestanti”…
Da quel che ricordo aver letto su “Proletari senza rivoluzione” di Renzo Del Carria, fino a quel momento nelle piazze italiane del dopoguerra ci furono anche gli scontri del governo Tambroni che provocarono molti più danni.