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Libertà immediata per Seda Aktepe. No all’estradizione in Turchia

Seda è una giovane turca condannata nel suo paese a sette anni di carcere per la sua militanza nel Partito Marxista Leninista Turco (Mlkp), messo fuorilegge dal regime di Ankara nel 2007. Riuscita a sottrarsi alla repressione nel suo paese riparando in Svizzera, lo scorso 13 gennaio ha presentato domanda di asilo politico, concesso circa un mese dopo.  

Fiduciosa nella cosiddetta “democrazia occidentale”, ha pensato di visitare, per una breve vacanza, il litorale toscano. Una fiducia mal riposta. I carabinieri di Rosignano, evidentemente sollecitati dalle autorità turche, l’hanno arrestata. Dallo scorso 30 aprile è rinchiusa in isolamento nel carcere di Pisa e rischia in ogni momento di essere consegnata agli aguzzini di Ankara. 

Seda è, a tutti gli effetti, una rifugiata politica, autorizzata dalle autorità federali svizzere ad esercitare in quel paese tutti i diritti civili, sociali e lavorativi di un qualsiasi altro cittadino. Un provvedimento forte, da parte di uno Stato – quello svizzero – recentemente poco tenero con gli stranieri, come emerso dagli ultimi provvedimenti restrittivi in materia di circolazione e diritto al lavoro per i non svizzeri, ma che attraverso il provvedimento a favore di Seda riconosce la straordinarietà del caso. In Turchia, com’è noto, i diritti politici e civili passano attraverso il tritacarne della repressione di Stato, fatta di torture, condanne abnormi e carcere duro per tutti gli oppositori, in special modo se di sinistra e comunisti. Associazioni per i diritti umani e istituzioni internazionali di ogni tipo denunciano da decine di anni questa realtà inoppugnabile, che a oggi non sembra interessare alle forze dell’ordine e alla magistratura italiana.

Possibile che quel che è riconosciuto come un diritto dalla magistratura svizzera non valga per quella italiana?
Consegnarla alle autorità turche significherebbe divenire complici di una macchina repressiva brutale, mettendo la vita di una giovane donna nelle mani di un sistema repressivo tristemente noto nel mondo.

Chiamiamo tutte e forze politiche e sindacali democratiche, le realtà sociali e culturali a prendere posizione a favore dell’immediata scarcerazione di Seda Aktepe.

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