La Procura milanese ha chiuso nei giorni scorsi le indagini sul procedimento che vorrebbe scaricare sulle spalle di 19 studenti dell’università di Milano un’accusa pesantissima, quella di devastazione e saccheggio, la stessa con cui sono state inflitte pesantissime condanne ai manifestanti arrestati e denunciati per gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma.
Le indagini si riferiscono all’occupazione dell’università Statale nel dicembre del 2008, periodo in cui contemporaneamente moltissimi altri atenei entrarono in agitazione nel contesto del movimento che fu definito “L’Onda”. Secondo la Procura e la Questura milanesi, nel periodo di occupazione dell’ateneo, gli studenti avrebbero sottratto dalla mensa e dal bar dell’università cibo e bevande, e danneggiato alcune parti dell’università Statale. Evidente, fin troppo evidente, la sproporzione tra i fatti e i reati contestati: quella di devastazione e saccheggio è un’accusa gravissima, che prevede condanne fino a 15 anni e che viene ormai sempre più spesso impiegata per criminalizzare forme di protesta e di conflitto sociale, a prescindere da quanto realmente accaduto. E’ difficile immaginare che l’occupazione notturna di una facoltà, finalizzata a organizzare momenti di socialità, confronto e mobilitazione tra studenti, possa aver gravemente compromesso “l’ordine pubblico”, come invece vorrebbe dimostrare l’accusa.
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