Zam 4.0 è stato sgomberato: di prima mattina DIGOS e celere si sono presentati in piazza Tito Lucrezio Caro e hanno portato a termine il ventiduesimo sgombero dell’era Pisapia. Nella città che si appresta a ospitare Expo sembra non esserci spazio per l’autogestione e per tutte le realtà che la mettono in pratica: la pacificazione messa in campo prevede sgomberi a ripetizione nel tentativo di arrivare al Primo Maggio, data di inizio della grande Esposizione, creando una città vetrina a misura di speculatori e faccendieri di ogni genere e tipo.
Il silenzio assordante dell’amministrazione arancione in tema di spazi e autogestione ancora una volta scatta la triste fotografia di una città che ambiva a essere come Berlino e invece risulta ancora una volta incapace di riconoscere e valorizzare le grandi ricchezze che vi nascono e crescono.
Zam peró non si ferma: le persone, i sogni e i progetti che ne fanno parte e lo animano presto torneranno a farsi sentire e a liberare un altro spazio abbandonato di questa città. L’occupazione non passa mai di moda, la nostra Collezione Spazi è composta da innumerevoli capi e saremo presto lieti di mostrarvi i nuovi pezzi del guardaroba!
ore 10.00
In Porta Lodovica tre blindati dei carabinieri attendono d’intervenire mentre ai lati di Piazza Tito Lucrezio Caro si posizionano alcuni blindati della Celere. Presenti sul posto, davanti all’ingesso dell’ex Spazio Forma occupato da Zam, una ventina di occupanti circa.
Due agenti della Digos entrano con alcuni compagni del collettivo di Zam (e sotto gli occhi di alcuni fotografi e video-operatori) per prendere visione dello spazio e poter così constatare che lo stabile è nelle stesse condizioni in cui è stato trovato: pulito e ben conservato… “nonostante” le iniziative che lo hanno attraversato e rianimato in questi due giorni di occupazione e di autogestione. Lo spazio è stato poi riconsegnato dalla Digos all’amministrazione di Atm.
Si attende ora il balletto abituale di dichiarazioni di condanna, scaricabarile sulle responsabilità, scomuniche e anatemi su chi ancora si ostina ad inseguire l’idea che gli spazi dell’autogestione siano un diritto da difendere.
fonte: Milanoinmovimento
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