I movimenti per il diritto all’abitare stanno occupando l’assessorato alla Casa della regione Lazio per protestare contro la mancata applicazione della delibera sull’emergenza abitativa, mentre il consiglio sta per votare un Piano casa devastante, che non tiene conto delle necessità di milioni di precari, studenti, disoccupati.
NESSUN “PIANO” SULLA DELIBERA.. STANCHI DI ASPETTARE: CASE SUBITO!
Con deliberazione n. 18 del 15 gennaio 2014 la regione Lazio ha avviato un Piano straordinario per l’emergenza abitativa attraverso il recupero e l’autorecupero del patrimonio immobiliare pubblico, l’acquisizione e/o il recupero di immobili privati sul libero mercato a prezzi calmierati, “nonché ulteriori attività ritenute più idonee al
fine di rendere fruibile il patrimonio immobiliare già esistente nell’ottica della rigenerazione urbana”, prevedendo di dare attuazione a uno specifico programma straordinario per Roma in considerazione della particolare situazione emergenziale della capitale.
Una delibera strappata con un anno di lotte e mobilitazioni, che entro 60 giorni dalla pubblicazione avrebbe dovuto dar via al censimento dell’emergenza e all’individuazione del patrimonio immobiliare da destinare all’attuazione del piano straordinario.
Ci siamo seduti svariate volte intorno a tavoli inconcludenti. Sopportato con pazienza la melina istituzionale del Comune di Roma. Osservato preoccupati i continui rinvii nel censimento degli aventi diritto designati dal provvedimento regionale sbandierato dal governatore Zingaretti, plaudito dal prefetto e dal sindaco. Ora ci siamo stancati. Non accettiamo ulteriori dilazioni, soprattutto assistendo al dibattito e allo scontro di interessi legati all’approvazione del piano casa regionale.
Vogliamo ora sapere con chiarezza quali sono le programmazioni regionali rispetto all’emergenza e al fabbisogno abitativo. Cioè di quale natura intende essere il contributo pubblico, sia in termini di risorse che di patrimonio immobiliare. E in quale rapporto sta il piano casa con la delibera sull’emergenza abitativa che doveva,
utilizzando più di 200 milioni già stanziati, affrontare la drammatica realtà dei residence, delle occupazioni per necessità e degli sfratti già eseguiti.
In buona sostanza vogliamo comprendere se il piano casa è solamente un ulteriore regalo alla rendita e alle lobby del mattone, in linea con le indicazioni nazionali di Renzi e Lupi, o se intende mettere in cantiere un progetto alloggiativo socialmente utile, orientato verso quei ceti sociali in precarietà abitativa e le nuove povertà. Con
un’attenzione particolare verso i giovani, completamente impossibilitati ad accedere ad un affitto o ad un mutuo, in quanto disoccupati o lavoratori precari e in nero, con redditi decisamente insufficienti.
Un provvedimento che legittimamente si possa chiamare piano casa non può che partitre dall’attuazione e dal rafforzamento della delibera sull’emergenza, dal riuso sociale e non speculativo delle città, del patrimonio pubblico e dell’invenduto privato. Questo orientamento deve essere implementato dal riconoscimento del diritto alla residenza e all’erogazione di energia, acqua e gas per chi, in stao di necessità, ha occupato un alloggio, rigettando con convinzione l’orrore dell’articolo 5 nel cosiddetto “piano casa” del governo Renzi.
Movimenti per il diritto all’abitare
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