“Quando c’è polizia dappertutto vuol dire che non c’è giustizia da nessuna parte” dice al microfono uno degli interventi ieri sera in piazza Indipendenza. Nella stessa piazza dove dieci giorni fa erano stati manganellati gli operai della Ast di Terni, davanti al palazzo del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) blindato dalle forze dell’ordine, in piazza Indipendenza a Roma, migliaia di persone hanno dato vita ad un presidio emozionante e intriso di contenuti.
Sul palco si sono succeduti i familiari di Stefano Cucchi, l’avvocato Fabio Anselmo e tanti altri familiari di vittime dello Stato: Magherini, Budroni, Mastrogiovanni, Cerulli.
Parole toccanti e di rabbia; una rabbia verso chi dovrebbe tutelare il cittadino e invece ne diventa il carnefice.
Al presidio, organizzato dall’associazione ACAD (associazione contro gli abusi in divisa), si sono registrate le parole di alcuni organizzatori che hanno invitato la cittadinanza a non rimanere chiusa nel mondo virtuale ma esternare la propria rabbia contribuendo attivamente alle battaglie portate avanti dall’associazione e dalle famiglie.
Inoltre l’associazione denuncia la media di una segnalazione al giorno riguardante abusi di qualsiasi genere da parte delle forze dell’ordine. Colpisce l’orgoglio e allo stesso tempo la pacatezza dei familiari delle vittime, i quali riescono a trasmettere questi sentimenti ad una “platea” che oggi ha alzato 1000 candele al cielo per chiedere giustizia e per porre fine ad una cultura repressiva che nel nostro paese si respira sempre di più.
Intanto ieri il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, d’accordo con i due procuratori del caso Cucchi, Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, ha annunciato di aver aperto un’indagine (senza indagati né ipotesi di reato) sul perito Paolo Arbarello. L’ex direttore del dipartimento di medicina legale dell‘università La Sapienza e consulente dei pm, nei giorni scorsi era stato infatti accusato da Ilaria Cucchi di aver redatto, per i pm, una falsa perizia sulla morte del fratello.
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