“Fuori i fascisti dalla memoria di Piazza della Loggia” è lo slogan utilizzato in occasione dello scorso 28 maggio dalle realtà antifasciste bresciane che non ci stanno alla omologazione della memoria, alla manipolazione, al becero revisionismo imperante.
A conclusione della lunga serie di iniziative organizzate da Amministrazione comunale e Casa della Memoria per il quarantennale della strage fascista e di stato di Piazza Loggia è prevista l’inaugurazione di un altro pezzo del “Percorso della Memoria”. Venerdì 21 novembre la Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini doveva inaugurare altre 80 formelle che andranno ad aggiungersi alle 40 già posizionate in quel percorso ideale che collegherà Piazza della Loggia alla sommità del Cidneo per un totale di circa 300 nomi derivanti dalla lista ufficiale delle vittime del terrorismo stilata dalla Presidenza della Repubblica.
Spesso in questi anni abbiamo assistito e contrastato la rilettura ufficiale della storia italiana ed in particolare della “memoria condivisa” che si è andata delineando a partire dalla Prima Repubblica, attraverso una precisa, ragionata scelta di date simboliche, tesa a nascondere le verità più scomode (crimini italiani, colonialismo, razzismo, etc.) e utilizzare la narrazione storica per nuove esigenze del presente. La memoria ed il discorso pubblico sulla storia italiana più recente sono stati interamente costruiti su tre cardini:
• eliminazione di qualunque responsabilità delle classi dirigenti
• sostanziale cancellazione dell’elemento conflittuale e di classe
• parificazione delle vittime e annullamento delle responsabilità.
Queste tendenze sono ben esemplificate dalla scelta delle date come ad esempio la il 10 febbraio (giornata delle Foibe). I valori dell’antifascismo vengono scalzati dall’anticomunismo e la Resistenza non è più l’elemento unificante delle forze politiche.
La scelta del 9 maggio (morte di Aldo Moro) quale giornata dedicata a “tutte” le vittime del terrorismo rappresenta in pieno questa tendenza, quella della cancellazione del conflitto riportando tutta la centralità sulle vittime, il discorso pubblico si focalizza sugli elementi eversivi tesi a sovvertire l’ordine statale, in particolare il così detto “terrorismo rosso”. Altro significato avrebbe avuto la scelta del 12 dicembre (strage di Piazza Fontana) in cui il ruolo dello stato emerge in tutta la sua diretta responsabilità nell’ambito della così detta “strategia della tensione”.
Il memoriale delle vittime del terrorismo di Brescia con le sue “formelle” rientra pienamente in questa operazione: la vittime, siano esse militari morti per il terrorismo altoatesino, morti per le stragi di stato, morti per mano delle forze dell’ordine etc.. vengono tutte accomunate sotto l’unico denominatore di vittima decontestualizzando, azzerando il conflitto, rinnegando intere pagine della nostra storia, ma semplicemente affermando il concetto che le vittime sono tutte uguali. In tal modo il lungo elenco delle formelle racchiude vittime inconsapevoli, militanti antifascisti e picchiatori fascisti in un unico minestrone pacificatore. Non ci stiamo a questa logica revisionista, la stessa che sdogana il “Bigio” in piazza Vittoria e provocatoriamente non capiamo come si possa urlare allo scandalo per la ricollocazione di una statua e invece si tace difronte alla celebrazione del neofascista Ugo Venturini dei Volontari Nazionali di Genova “braccio armato” dell’MSI. Sono queste scelte volgari ed offensive, tese ad annullare le differenze tra vittime e carnefici, ancor più in una città direttamente colpita da una strage che ha visto nella manovalanza fascista gli esecutori dell’eccidio.
FUORI I FASCISTI DALLE CITTÀ
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Fiamma Schiavi
Concordo pienamente!