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Milano. La Regione “rimpasta” ma nessuna soluzione vera all’emergenza abitativa

Negli ultimi giorni la Regione ha fatto qualche mossa per smuovere un po’ le acque e simulare di aver preso provvedimenti in seguito alla bufera su Aler, lo scandalo delle 10 mila case vuote e l’emergenza abitativa.

Il “rimpasto” era annunciato da tempo, ma il fatto che sia stata silurata la Bulbarelli (ex assessore regionale alla Casa) e che l’assessorato alla casa sia stato spacchettato in due diverse cariche (Fabrizio Sala a Expo e Aler esclusa Milano e Giulio Gallera a Aler Milano e città metropolitana) sono forse frutto dell’onta di vergogna a cui la Regione e la sua infima capacità di gestione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica sono state esposte.

Per cui venerdì 5 dicembre è stato presentato da Maroni in persona il cosiddetto “piano di risanamento” di Aler e martedì 9 dicembre è arrivato il rimpasto della giunta. Una squallida interpretazione del Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.

Il piano infatti, più che di risanamento, è un gigantesco piano di vendite: sono 6700 gli alloggi pubblici che vengono messi in vendita, con un prezzo medio stimato in 70 mila euro ciascuno. Questo non è risanamento ma un graduale smantellamento che distrugge, proprio in un momento di vera e propria esplosione della richiesta, la possibilità di accedere in modo tutelato ad una casa a basso prezzo.

Ci sono in arrivo anche 66 milioni di euro: finiranno dritti nelle casse di una qualche banca ad appianare parte del gigantesco debito contratto dalla dirigenza di Aler negli ultimi anni.

Il debito è dovuto, come noto, ad una gestione fraudolenta e improntata a trovare facili consulenze per gli amici degli amici, una gestione che viene citata in parecchie indagini e che ha come matrice politica la stessa dello scandalo Mafia Capitale: la cricca (ex An ora Fratelli d’Italia, come l’ex sindaco di Roma Alemanno) La Russa-Osnato-Zaffra che ha dominato almeno fino a fine 2013 Aler incontrastata.

Questi finti piani di cambiamento non ci ingannano, le soluzioni all’emergenza abitativa ci sono ma hanno “il difetto” di non essere redditizie per chi vuole speculare e arricchirsi:

blocco immediato di sfratti e sgomberi
regolarizzazione di tutti gli occupanti per necessità, attuando l’ art. 34 comma 8 della Legge Regionale 27 del 2009 (recepita dal Comune di Milano già nel 2012)
assegnazione immediata delle 9700 case popolari sfitte; utilizzo dei soldi derivanti dalla regolarizzazione degli occupanti per ristrutturare le case vuote che hanno bisogno di lavori (o in alternativa assegnare gli alloggi “in stato di fatto”, detraendo gradualmente le spese di ristrutturazione dagli affitti)
blocco della svendita del patrimonio di edilizia residenziale pubblica (art. 3 del Piano Casa)
riutilizzo delle migliaia di metri cubi sfitti nella nostra città, attuando anche piani di autorecupero e autocostruzione

 

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