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Bologna. Protesta alla Regione per difendere le case popolari

Procede il tentativo della regione Emilia Romagna di smantellare il suo già fiore all’occhiello, il Patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica. In occasione della riunione della giunta regionale dell’Emilia-Romagna è stato chiamato ieri sotto la Regione un presidio dalle realtà di lotta per la casa ASIA-USB e ADL-COBAS.  Il presidio ha denunciato le recenti modifiche che la giunta doveva approvare ieri in merito ai criteri di accesso alle graduatorie per l’Edilizia Residenziale Pubblica (ERP). In particolare, i manifestanti hanno rimarcato il carattere estremamente escludente del nuovo regolamento, che prevede l’abbassamento della differenza tra il reddito massimo per l’accesso e quello per la permanenza: secondo le indicazioni della giunta il secondo dovrà essere maggiore al primo in una percentuale compresa tra il 20% e il 60%, ma ancora piu grave è il requisito di residenza: in Emilia Romagna, per l accesso all’ERP, secondo questo programma, si dovrebbe presentare un certificato di residenza o attività lavorativa stabile nel territorio regionale valido da almeno tre anni. Punto questo che segna definitivamente la fine di ogni caratteristica di avanguardismo sociale della regione dell’equo canone per eccellenza. I bei tempi sono finiti, ce n eravamo resi conto da qualche decennio.. ma oggi non solo si gioca al ribasso sul welfare, ma si tenta di smantellarlo, privatizzarlo in modo da renderlo sempre piu escludente!

In giunta SEL, Movimento 5 Stelle e alcuni delegati del PD contrari all’emendamento, mentre Lega Nord e altri delegati PD favorevoli. Per ora il voto è stato rimandato alla prossima giunta regionale ma gia ASIA USB e ADL COBAS hanno giurato di non mollare la presa.

Le modifiche al regolamento Erp non devono passare!

Questa mattina, insieme al sindacato Adl Cobas ed alcuni abitanti delle occupazioni abbiamo lanciato un presidio davanti alla sede della Regione Emilia Romagna per rimandare al mittente le assurde proposte che la giunta sta avanzando come modifiche al regolamento Erp. Oggi, in particolare, si sarebbe tenuta la discussione e votazione dei nuovi emendamenti in Consiglio Regionale.

Tra questi spicca la proposta suffragata con forza dalla Lega Nord ed appoggiata dal Partito Democratico di imporre come requisiti all’accesso in graduatoria l’obbligo di residenza o di attività lavorativa stabile e certificata sul territorio regionale per almeno tre anni. In questo modo, non si fa altro che limitare le possibilità di accesso ad un alloggio popolare, ma non si restringe affatto la parte di popolazione che vive l’emergenza abitativa. Infatti, chi subisce condizioni di precarietà lavorativa, chi vive in Regione da poco o  chi si vede negato il diritto di residenza, continua a versare nella stessa emergenza, costituendo di fatto un settore che necessita di soluzioni socio-economiche e quindi anche abitative adeguate.

L’incontro ottenuto questa mattina con la Presidente del Consiglio ed il vice presidente, non ha fatto altro che confermare la cecità dei poteri regionali di fronte a tale situazione. Spacciare come soluzione il restringimento dell’accesso alle poche case popolari disponibili (ricordiamo i dati delle recenti graduatorie nella città di Bologna a cui sono iscritti regolarmente più di 6000 nuclei a fronte di 250-350 assegnazioni) non cambia la situazione di emergenza, a cui l’unica risposta possibile è l’attuazione di politiche volte a garantire condizioni di vita degne ed eque. Dunque, è improponibile la pratica di vendere case popolari imposta a livello nazionale dal governo Renzi, abbassare i limiti reddituali alla permanenza negli alloggi come proposto dalla recente delibera regionale e introdurre pratiche di “turn-over”. La tendenza dovrebbe essere invece quella di ampliare il patrimonio ERP, valutarne limiti reddituali e canoni in virtù delle reali condizioni delle fasce sociali che ne necessitano, sempre più estese e sempre più degradate, anche operando acquisizioni, permute e requisizioni dell’immensa fetta di stabili sfitti nelle città. A partire dalle proprietà pubbliche, ma senza dimenticare il ruolo quasi criminale svolto dai grandi proprietari privati, lo sfitto è sempre più una vergogna e una parte non secondaria dell’emergenza abitativa, creando terreno di speculazione edilizia e sottraendo di fatto un gran numero di alloggi che, se riqualificati ed equiparati alle normative ERP potrebbero accogliere molti di coloro che oggi vivono in strutture, per la strada o sono costretti ad occupare.

Per questo, oggi abbiamo espresso ferma contrarietà allo svolgimento della votazione, visto anche il mancato coinvolgimento, in alcuna forma, delle rappresentanze delle parti sociali nella discussione di provvedimenti così salienti per i soggetti coinvolti, elaborati e promulgati in tempi brevissimi.

Siamo stati dunque ricevuti in un secondo momento dai capigruppo dei vari partiti che presentano esponenti in Regione, in quanto depositari della facoltà di modificare l’ordine del giorno o chiedere la sospensione della seduta. L’unico reale dato emerso è la posizione granitica e complice di PD e Lega Nord nel non retrocedere di un passo rispetto agli emendamenti, dando conferma di un atteggiamento di opposizione soltanto mediatica ma di un effettivo asse nel difendere gli interessi delle classi dirigenti. D’altra parte, le parziali perplessità di altre forze, come SEL, Movimento 5 Stelle e L’Altra Emilia Romagna non appaiono in alcun modo incisive nel contrastare tali politiche antipopolari.

Nonostante questo la votazione non ha avuto luogo, essendo rimandata a metà giugno, e non mancheremo di riportare la nostra protesta e controproposta nuovamente in quella sede, pur consapevoli che è l’intero impianto normativo che regola il patrimonio ERP che va rivisto e modificato a tutela di lavoratori,precari e disoccupati. Quindi la nostra lotta avrà luogo in tutte le sedi preposte, a partire dalla Commissione in cui tali norme sono discusse, creando una mobilitazione capace di riportare al centro dell’attenzione una tematica finora sottaciuta, ma centrale per le condizioni di vita della popolazione.

Le istituzioni che finora hanno avuto mano libera nell’attuare politiche peggiorative per le condizioni sociali delle città dovranno confrontarsi con la rabbia e la coscienza di chi le subisce.

ASIA-USB Bologna

 

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