Si è svolta ieri una audizione dei comitati che si battono contro gli inceneritori con la Commissione ambiente della Regione Lazio, alla presenza dell’assessore ai rifiuti Civita, in merito al Decreto Legislativo del 29 Luglio 2015, in attuazione dell’art.35 della legge 164/2014.
“Dove ci sono inceneritori, c’è pericolo di corruzione e malaffare”. Con questo concetto espresso da Paul Connett nel 2008, Maurizio Melandri del Comitato Malagrotta, intervenuto come primo richiedente dell’Audizione, ha esordito, suscitando mormorii di approvazione da parte di un pubblico costituito da un’ottantina di rappresentanti di Comitati e Associazioni ambientaliste regionali, oltre a consiglieri municipali del Municipio Roma XI e membri della Commissione Malagrotta del XII Municipio.
Oltre ai richiedenti l’audizione infatti (Associazione Occhio del Riciclone, Comitato Malagrotta, Associazione Reti di Pace, Associazione Rifiuti Zero Roma, Comitato ”Cittadini Liberi della Valle Galeria”, Comitato Roma 12 per i Beni Comuni, Forum Rifiuti Zero Lazio, Coordinamento Rifiuti Zero Roma, Coordinamento Rifiuti Zero Lazio, Q.R.E. Quartieri Riuniti in Evoluzione-Municipio VI, Legambiente Lazio) erano anche presenti altri organismi associativi quali Fare Verde Lazio e Retuvasa.
Il punto cruciale di questa nuova paradossale situazione di rilancio dell’incenerimento dei Rifiuti Urbani è la costituzione, con la Legge 164, dell’ATO Unico Nazionale che comporta la necessità, secondo il provvedimento governativo, di una pianificazione di incenerimento, sulla base di dati complessivi nazionali, previlegiando l’incenerimento come trattamento dei Rifiuti Urbani Residui.
Non sono occorse molte parole per esprimere la contrarietà di tutte le associazioni convenute a questa scelta deleteria, capace di bloccare l’evoluzione verso obiettivi, già raggiunti in alcuni casi e comunque raggiungibili, superiori al 70-75% di Raccolta Differenziata (RD) di qualità, nell’ambito delle pratiche verso “Rifiuti Zero”, cioè ben oltre il livello del 65%, menzionato piu’ volte come obiettivo richiesto dall’EU e spesso frainteso come limite non superabile.
La risposta piu’ diretta dell’Assessore Civita a queste contrarietà è stata che la Regione Lazio ha chiesto ed ottenuto, al tavolo di confronto Stato-Regioni, che si attivasse una procedura pubblica VAS (Valutazione Ambientale Strategica) a livello nazionale; nelle more del tempo necessario alla procedura (almeno un anno) la Regione Lazio, come le altre Regioni, potranno verificare le reali necessità regionali di incenerimento di rifiuti, sulla base di dati aggiornati, e in continua evoluzione, dei livelli di RD e non sui dati del 2013, usati dal Ministero dell’Ambiente, considerati già obsoleti.
Entrando nel merito della Regione Lazio, è stata quindi ribadita dall’Assessore Civita la necessità di verifiche aggiornate, con la confidenza di poter escludere la costruzione di nuovi inceneritori. Per quelli dove ci sono già delle procedure autorizzative in essere, l’Assessore Civita ha escluso la necessità dell’inceneritore di Albano, ha confermato la continuazione di funzionamento, monitoraggio e controllo di quello di San Vittore, ha preannunciato la necessità di riattivazione con “revamping” di quello di Colleferro, e una verifica della necessità dell’inceneritore di Malagrotta per il quale si ipotizza, forse, una linea attiva per 90.000 t/anno.
E’ stato ribadito all’Assessore Civita che, comunque, l’attuale costituzione di un ATO Unico Nazionale pregiudicherà scelte autonome delle Regioni, le quali dovrebbero invece procedere ad una ferma contestazione dell’impostazione governativa, chiedendo impegni decisi e circostanziati, con obiettivi temporali, verso un’impostazione nazionale senza inceneritori , sull’esempio della scelta del Governo danese del 2013: “Denmark without waste – recycle more, incinerate less”.
E’ stato ribadito altresì che molti comitati considerano gli impianti di Digestione Anaerobica (DA), che estraggono biogas dalla fermentazione dei rifiuti, alla stregua di impianti di incenerimento, perché il loro scopo non è quello strettamente di recuperare materia riutilizzabile (compost di qualità) dalla materia di scarto (rifiuti organici).
A riguardo l’Assessore Civita, ricordando che sono stati tolti gli incentivi alla produzione di biogas, ha affermato che il bio-metano (su cui invece rimangono incentivi) “si produce naturalmente” (quindi senza passare attraverso la fase di bio-gas da raffinare ?!?), che un impianto casalingo di riscaldamento a gas, secondo lui, inquina di piu’ di un moderno DA, ad es. come quello citato di Rocca Cencia, dove si prevede di bruciare il bio-metano per ottenere energia termica ed elettrica solo per il consumo interno.
Condividiamo la considerazione finale dell’Assessore sul fatto di aver rispetto reciproco dei tecnici di propria fiducia, ma rimarremmo comunque molto sorpresi di ascoltare professionisti, che supportano con leggerezza le affermazioni precedenti.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa