All’Istituto Tecnico Commerciale “Enrico Fermi” di Tivoli (RM), un insegnante di italiano assegna questo tema alla classe: “Dopo i numerosi viaggi di Papa Francesco nel mondo (America in specifico) ci potrà essere una pace mondiale? Argomenta il tuo pensiero”. Uno studente argomenta il suo pensiero scrivendo, tra l’altro, che “la logica della guerra si batte attraverso le mobilitazioni popolari e non, come suggerito dal titolo, con i viaggi di Papa Francesco”, e contestando alcune azioni di Usa e Vaticano. Come voto ottiene un 6: giudizio che rientra nella discrezione del docente e non stiamo a sindacare, poiché il punto è un altro. Fa riflettere infatti la motivazione annotata: “Devi scrivere meglio alcuni concetti sono un pò troppo condizionati dalla tua visione politica e dalla tua giovane età”.
Sarebbe davvero interessante poter leggere il tema per avere un quadro più completo, ma questo piccolo episodio fa intuire quanto sia pervasiva e talvolta inconsapevole la propaganda a favore di papa Bergoglio persino nelle scuole, dove invece si dovrebbe coltivare il pensiero critico. Chi osa avanzare delle timide obiezioni a questo clima di giubilo viene di fatto messo all’angolo. Già la traccia del tema sembra caldeggiare una tesi preconfezionata, un’associazione tra viaggi papali e “pace mondiale” che lo studente è chiamato di fatto a corroborare. Chi non lo fa finisce per essere giudicato, in maniera condiscendente, come immaturo (perché troppo “giovane”) e ideologizzato (condizionato da una certa “visione politica”).
E – professore – un po’ non si scrive con l’accento. Si vergogni: non principalmente per questo, ma anche.
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