Il 15 Dicembre si è tenuto a Torino un presidio in solidarietà della popolazione curda, vittima in questi giorni dell’ennesima ondata repressiva attuata dal governo turco.
Decine di manifestanti si sono trovati davanti gli studi RAI per protestare contro la scarsa visibilità che i media hanno dato sugli avvenimenti nel sud-est turco.
La città di Diyarbakir, sottoposta da 14 giorni a coprifuoco, è stata protagonista di forti scontri la popolazione e l’esercito turco, dopo che la gente era riuscita ad entrare nel quartiere centro degli scontri e della repressione operata dal governo di Ankara.
Entrata nel quartier vecchio della città di Sur, i manifestanti sono stati aggrediti con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni. Giovani con volto coperto hanno risposto lanciando pietre e innalzando barricate per le strade.
Il bilancio degli scontri è drammatico con due giovani di 18 e 21 anni uccisi dall’esercito che, vanno a sommarsi agli oltre 160 civili uccisi a partire da Agosto in seguito ai vari coprifuoco e attacchi condotti dall’esercito, per “ripulire” la città da militanti del Pkk.
Più che misure di sicurezza sembra invece che Erdogan voglia vendicarsi del HDP che era riuscito a diventare il terzo partito nelle elezioni di Luglio, togliendo così la maggioraza che l’AKP aveva nel parlamento, e di recente riacquistata con le elezioni dell’1 Novembre.
Mentre in Turchia infuriano scontri e la repressione raggiunge livelli criminali, l’EU invece, firma un accordo di 3 miliardi di euro con la Turchia, che saranno destinati all’accoglienza dei migranti che al momento sono più di un milione e che vedono nella Turchia il passaggio principale per raggiungere l’Europa.
Proprio in questo frangente l’EU dimostra di essersi dimenticata dei Kurdi che combattono contro l’ISIS, non condannando le azioni del governo turco e permettendogli di continuare con la sua politica di repressione e massacro.
In questo momento mentre i governi occidentali tacciono, partiti e movimenti solidali con il popolo kurdo si muovono lanciando un appello per una mobilitazione internazionale contro queste violenze, a sostegno dell’autonomia democratica e della pace.
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