Oggi una delegazione del Coordinamento Romano Acqua Pubblica si è presentata, senza invito, presso la sede della Segreteria Tecnica Operativa dell’Ato 2 per chiedere spiegazioni al responsabile, Ing. Piotti, in merito all’istanza di fusione tra Acea Ato 2 S.p.A. e Acea Ato5 S.p.A., ricevuta dalla STO lo scorso 23 dicembre.
In particolare è stata sottolineata la gravità della mancata trasmissione, da parte della STO, di tale istanza ai sindaci degli oltre 100 comuni interessati che, di fatto, sono stati tenuti all’oscuro di tale progetto. Non convincente la risposta in merito da parte dell’Ing. Piotti, che ha addotto la necessità di raccogliere ulteriore documentazione sulla proposta di fusione, prima di trasmettere tale comunicazione ai sindaci. Unica controparte politica informata è la Città Metropolitana, nella persona del Vicesindaco Alessandri, che si è guardato bene dal comunicare con i suoi colleghi sindaci dell’Ato 2.
Un’inerzia non neutrale, poiché la lettera di Acea Ato 2 contiene il termine di 30 giorni, dopo il quale varrà il silenzio assenso al progetto di fusione.
L’ing. Piotti ha affermato che il termine dei 30 giorni “dovrebbe” essere sospeso, in virtù di una lettera inviata da Alessandri ad Acea Ato 2 lo scorso 30 dicembre, alla quale però non esiste risposta scritta da parte dell’azienda. Ha anche assicurato la prossima convocazione della conferenza dei sindaci, nella quale discutere anche la questione della fusione, dopo aver pubblicato sul sito della STO tutti i documenti e i materiali utili in merito. Materiali che i sindaci o loro rappresentanti dovrebbero studiarsi in meno di una settimana, senza avere il tempo di un confronto non solo con le proprie comunità, ma probabilmente nemmeno con i consigli comunali.
Ma anche il valore democratico della conferenza dei sindaci è, in questo momento storico, più debole che mai. In tale assemblea è infatti il voto del Comune di Roma a pesare più di tutti gli altri messi insieme, evidenziando un insopportabile squilibrio nel potere decisionale, ancor più evidente oggi, quando il Comune di Roma sarà rappresentato da un sub-commissario, probabilmente Spadoni, che, senza essere stato eletto da nessuno, dovrebbe prendere una decisione che coinvolge tutti i cittadini della provincia di Roma, probabilmente senza conoscere affatto la materia.
Crediamo che questo vada ben oltre la gestione ordinaria commissariale!
Per tutti questi motivi ci sembra evidente che i sindaci dell’Ato 2 debbano opporsi alla proposta di fusione, e debbano anzi rivendicare il proprio ruolo nelle decisioni in merito alla gestione del servizio idrico, proprio come stabilito dalla legge regionale 5/2014 sulla gestione pubblica dell’acqua nel Lazio. Una legge che la Regione Lazio ha il dovere di rendere attuativa… a meno che non voglia essere mero strumento in mano agli interessi speculativi di Acea SpA.
Coordinamento Romano Acqua Pubblica
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