Addio alle sei scuole comunali per l’infanzia, sopravvivono solo quelle materne. Con una delibera di giunta della settimana scorsa il Comune di Terni si prepara a tagliare e razionalizzare scuole e servizi. Scompariranno le sei scuole comunali per l’infanzia, quelle per bambini dai tré ai sei anni, che operano nel territorio ternano. Sopravviveranno solo quelle materne che hanno delle caratteristiche uniche. La situazione a Terni è la seguente: 6 scuole comunali per l’infanzia, 28 statali.
Nella delibera si legge anche che è prevista la chiusura di alcune sedi con un basso numero di iscritti. L’ipotesi di chiusura di alcune plessi «trova fattibilità qualora i bambini delle scuole coinvolte trovino collocazione in altre statali del territorio circostante», si legge nel documento.
E come viene gestito il personale scolastico se le scuole vengono chiuse? Semplice, non ci saranno nuove assunzioni e ci sarebbe il reimpiego dello stesso personale.
Una problematica che sta ormai passando sotto gli occhi di tutti, anche a seguito delle “proteste” dei genitori che hanno fondato un vero e proprio Comitato per evitare la chiusura delle mense. I genitori stanno organizzando una vera e propria petizione nelle scuole materne, comunali e statali e nei gazebo per chiedere la sospensione dell’inter in corso per la predisposizione di un nuovo capitolato d’appalto per il servizio di refezione scolastica e l’immediata apertura di un tavolo paritetico.
Sul fronte sindacale anche la Federazione Usb di Terni vuole chiarezza. In un comunicato la Federazione evidenzia le criticità dettate dall’atto d’indirizzo n.25 del 24 febbraio. Nell’atto infatti “la Giunta – dice l’Usb – si prende il merito dell’apertura di una fase di confronto con la cittadinanza sulle questioni relative ai Servizi Educativi Comunali e alla Refezione Scolastica e dell’avvio di un percorso partecipativo, che però la Giunta è ben lungi dal ritenere fondamentale (nonostante le dichiarazioni di facciata del Vice Sindaco e dell’Assessore al Bilancio), ma che, al contrario, si è trovata costretta ad accettare, proprio a causa della mobilitazione dei cittadini ed alla nascita dei Comitati spontanei”.
Secondo la Federazione a dimostra di quanto detto, ci sarebbero anche le dichiarazioni dell’assessore al bilancio che dichiarò: “Non siamo in trattativa […], ci confrontiamo in un percorso partecipativo ampio, ma poi decide l’amministrazione comunale” e che recentemente ha ribadito il concetto: “se qualcuno pensa che la partecipazione sia un modo per condeterminare delle scelte, questo non corrisponde a verità”.
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