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Boschi senior indagato per bancarotta

Papà è una persona perbene”. Ipsa dixit, dall’alto dello scranno ministeriale in Parlamento, Maria Elena Boschi. Sarà che di qesto governo risulta insopportabile il vizio dell’autocertificazione (bontà, onestà, effcienza, ecc), sarà che ieri era la giornata del papà e ci sono modi migliori di festeggiarlo, ma al “perbene” Pierluigi, ex vicepresidente di Banca Etruria nonché augusto genitore di cotanta figlia, ieri è stato contestato un aggravamento delle accuse per il dissesto dell’istituto aretino.

Bancarotta, in concorso con tutto il consiglio di amministrazione in carica nel 2014, quando la giovanissima pulzella, neofita in diritto commerciale, era stata appena incaricata di firmare le “riforme costituzionali” che qualcun altro – per evidenti motivi di competenza – stava intando stilando.

La Procura di Arezzo, sotto la guida di Roberto Rossi, ha messo in conto all’ex cda parecchie operazioni disinvolte e soprattutto dannose per il bilancio della banca. Come la buonuscita di 1,2 milioni di euro concessa all’ex direttore generale Luca Bronchi, nel 2014, con una risoluzione consensuale del contratto che secondo la Banca d’Italia «non è risultato in linea con le disposizioni in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione vigenti all’epoca dei fatti». Tradotto: mancanza di collegamento tra «compensi e performance realizzata e rischi assunti». Ovvero, ha preso un saco di soldi come se avesse ottenuto chissà quali risultati, e invece aveva avvicinato la banca al fallimento. Ma si sa, le persone perbene non guardano mica a certi dettagli…

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