Anche a Bologna ieri sotto la bandiera di Non Una Di Meno, moltissimi e moltissime si sono riunite in presidio in piazza Re per la giornata internazionale per l’aborto libero, sicuro e gratuito.
Un diritto ancora oggi negato in molte parti del mondo, e fortemente a rischio anche in Italia” Una denuncia contro l’obiezione di coscienza, praticata e velatamente incentivata anche dal Ministero della Salute e dai governi regionali.
In stile provocatorio, la sacra vulva, simbolo ormai di Non una di Meno, il presidio ha visto l’organizzazione di banchetto e la distribuzione di materiale informativo e la rappresentazione dello “Sfertility Day”, un gioco di piazza evidentemente in polemica con la campagna promossa qualche tempo fa dal governo, nella giornata del Fertility Day; un gioco per “percorrere le discriminazioni, le violenze e le contraddizioni di una fertilità ‘obbligata’”.
La manifestazione si è poi conclusa con un corteo che ha attraversato il centro ed si è chiusa in zona universitaria, durante la quale però è stato più volte spiegato perché la legge 104 sia tutt oggi insufficiente, e di fatto erosa dalla pratica dell’obiezione di coscienza anche in Emilia Romagna.
Per il ministero l’obiezione di coscienza arriva al 70%, ma secondo l’associazione dei ginecologi e delle ginecologhe arriva anche al 90%. Impedire di scegliere sul proprio corpo è una forma di violenza di genere”
La pratica dell’aborto quindi, come riaffermazione della propria dignità di donna, e come pratica di liberazione dallo schema donna-madre-figlia, e come diritto della donna che deve essere rispettato e garantito.
Ma nel comunicato si va oltre anche alla questione del diritto all’aborto come forma di libertà e dignità della donna, e non poteva mancare, in un momento come questo, una riflessione sullo stupro e una condanna alla narrazione mediatica per cui “il carabiniere che stupra è un’anomalia” mentre dall’altro lato si ignora che la violenza sulle donne è un problema strutturale e trasversale. Nel mondo, 41 milioni di adolescenti portano a temine una gravidanza conseguente ad uno stupro, e quasi 50 milioni di donne perdono la vita a causa di aborti non legali (fonti ISTAT). Questi sono dati che non si possono ignorare, come non si può ignorare che in Italia, ancora, il 40% degli ospedali non ha un servizio per l’interruzione volontaria di gravidanza!
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