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Stop ad affitti e utenze ai tempi del Coronavirus! La lotta non si ferma

Fin dall’inizio delle misure di contenimento della pandemia varate dal governo, con lo stop necessario a molte attività produttive, una delle preoccupazioni più ricorrenti per migliaia di lavoratori è la questione del reddito, in questi e nei prossimi mesi. Legata alla questione del lavoro, e quindi della propria sussistenza materiale, emerge sempre di più anche la questione abitativa, che moltissimi lavoratori e non, è ancor più dirimente. Tra questi, moltissimi giovani, studenti e precari, che già prima dell’epidemia vivevano grazie a lavoretti a singhiozzo, rigorosamente a tempo determinato se non senza contratto, e che ora si trovano non solo senza alcun tipo di reddito, ma anche senza alcuna forma di tutela da parte dei decreti varati nelle ultime settimane.

Per queste ragioni fin dalla metà di marzo la rete giovanile Noi Restiamo e il sindacato degli inquilini ASIA-USB hanno ritenuto necessario lanciare una campagna nazionale sulla questione degli affitti e delle utenze, fissando una prima assemblea nazionale che si è tenuta il 27 marzo sul server CollegaLeMenti.

Un’assemblea virtuale molto partecipata, che ha messo in luce chiaramente le contraddizioni scatenate da questa gestione fallimentare dell’emergenza e ha lanciato alcune parole d’ordine per indirizzare le iniziative future.

La rivendicazione è chiara e inequivocabile: Blocco degli affitti e delle utenze! A fronte di una situazione grave, è necessario riconoscere che non è accettabile scaricare sulle giovani generazioni (che già pagavano un prezzo altissimo alla precarizzazione delle condizioni di vita) il costo di questa ennesima crisi, magari sfoderando di nuovo il dogma dei “vincoli di bilancio” e dei soldi che “non ci sono”, proprio mentre vengono stanziate risorse ingenti per i canoni di affitto delle aziende.

Ma dall’assemblea emerge una rivendicazione che va anche al di là della quarantena, del coronavirus e delle misure emergenziali che il governo ha varato recentemente. La questione abitativa è un problema che da anni si vive nel Paese, ed è questa l’ennesima occasione per tentare di costruire un fronte di lotta che sappia strappare alla ferocia del mercato un bene essenziale come quello della casa, rivendicando un reale intervento dello Stato nell’edilizia residenziale pubblica, con la consapevolezza che solo un’azione organizzata e collettiva può davvero ottenere una risposta adeguata e salva da ogni speculazione.

Sul piano operativo si sono decisi alcuni primi passi da mettere subito in pratica:

  1. La rivendicazione del blocco immediato degli affitti e delle utenze, accompagnato da un documento di autotutela che mira a far sentire la forza collettiva della rivendicazione;
  2. la creazione di coordinamenti regionali per gestire le rivendicazioni sui territori (già attivi in molte città e regioni);
  3. l’invio di una lettera al governo contenente le rivendicazioni dell’assemblea (tra le quali l’allargamento dei fondi regionali per la morosità incolpevole, una moratoria nazionale sugli sfratti e l’abrogazione della legge 431/98 che regola la risoluzione dei contratti d’affitto).
  4. Il rilancio della mobilitazione, nei limiti di quanto la situazione ci impone, attraverso i social e le piattaforme virtuali.

In risposta alla lettera inviata al governo, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (che detiene la delega all’abitare) il 2 aprile e annunciata in pompa magna dall’informazione mainstream, ha anticipato lo stanziamento dei 46 milioni di euro del Fondo per le Morosità Incolpevoli. Un fondo che, come già denunciano da anni gli attivisti di ASIA-USB, aveva già rivelato la sua inadeguatezza in tempi “ordinari”, e si preannuncia quindi totalmente inadeguato come strumento per far fronte ad un emergenza di entità globale come quella che stiamo vivendo.

Come risposta ai goffi tentativi del Governo di nascondere il problema dell’emergenza abitativa con poche briciole, Noi Restiamo e ASIA-USB hanno organizzato una giornata di agitazione nazionale il 5 aprile, che ha inondato i social di foto di moltissimi giovani e precari con cartelli e striscioni di denuncia.

A questo punto la reazione della “classetta” dirigente ha scatenato Repubblica, che nello stesso giorno Repubblica ha pubblicato un articolo pesantemente fuorviante, che millantava misure straordinarie ma in realtà si riducono unicamente al rimando alla normativa esistente sulla rimodulazione dei canoni. In pratica, la risposta è sempre la solita: contrattazione “caso per caso”, per cercare di disinnescare la risposta collettiva che sta prendendo forma e dividere il fronte degli inquilini.

Quanto successo in questi giorni, dimostra che nonostante la propaganda mainstream che si scatena su più fronti, in realtà, come riportato anche nei report delle varie assemble, non siamo “sulla stessa barca”.

“E’ necessario infatti che l’intervento dello Stato a copertura delle morosità sia fortemente selettivo” dichiara un attivista di Noi Restiamo, “ovvero che sia indirizzato esclusivamente ai piccoli proprietari che in questa situazione hanno nella seconda casa un’irrinunciabile fonte di sostentamento e che infatti, spinti per lo più dal buonsenso, stanno in questi giorni rimodulando spesso i propri canoni per venire incontro alle esigenze degli inquilini.”

“Non un centesimo dovrà essere stanziato per proteggere i palazzinari e i fondi di investimento” continua “Questa gente nel nostro Paese detiene la gran parte del patrimonio immobiliare e  in questi anni si è arricchita tramite la speculazione edilizia e affitti esorbitanti, grazie anche all’abolizione dell’”equo canone”.

E’ evidente che in questo periodo molti nodi stiano venendo al pettine, e tra questi, l’esigenza di una risposta strutturale all’emergenza abitativa, che vada oltre la gestione emergenziale e sia rivolta alla demercificazione del diritto all’abitare.

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