Tra poche ore, subito dopo la mezzanotte di domani, sarà previsto l’arresto per chi tenterà di entrare nel cantiere della Torino-Lione alla Maddalena di Chiomonte che dal primo gennaio diventa area di interesse strategico nazionale. Di ricordarlo si è incaricato il Questore di Torino, Aldo Faraoni, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno evidenziando l’impegno bellico profuso a difesa dell’inutile, costosa e dannosa grande opera, tra l’altro ben lungi dall’essere iniziata veramente, grazie alla pluridecennale mobilitazione di massa della gente della Val di Susa e dei movimenti contro la devastazione ambientale di tutta la penisola. Il divieto di accesso, ha precisato il questore, varrà anche per i proprietari dei terreni: la scusa è che tra questi ci sarebbero decine di simpatizzanti No Tav che hanno acquistato un piccolissimo appezzamento nell’area della Valle Clarea per ostacolare l’iter burocratico degli espropri.
«Gli scontri non sono mai stati colpa nostra, non siamo mai stati provocatori e l’obiettivo è sempre stato perseguire la sicurezza dei cittadini» ha sottolineato il Questore di Torino Aldo Faraoni ricordando che anche la notte del primo dell’anno le Forze dell’ordine – Polizia, Carabinieri ma anche militari – continueranno a presidiare l’area del cosiddetto ‘cantiere’ della Torino-Lione.
Senza grandi sussulti e polemiche politiche – chi tace, del resto, acconsente – un pezzo del territorio nazionale viene dichiarato zona militare e le garanzie costituzionali sulla libertà di movimento, espressione, manifestazione vengono spazzate via, cancellate. Una misura senza precedenti che la dice lunga su quanto i poteri forti impegnati nel salasso dell’economia nazionale in tempi di crisi siano nervosi e impazienti. Un nervosismo rivelato ancora una volta non da un esponente della destra, ma di quel PD che sulla questione dell’alta velocità si sta rivelando assai più oltranzista di Lega e Pdl.
«La Valle di Susa non è Marzabotto e i poliziotti non sono i nazifascisti» ha scritto il deputato del Pd Stefano Esposito in una lettera – (minatoria?) – inviata l’altro ieri al preside del liceo ‘Lorenzo Federici’ di Trescore Balneario, in provincia di Bergamo, e per conoscenza al ministro dell’istruzione Francesco Profumo. Sotto accusa la ‘gita scolastica’ di due classi dell’istituto che alcuni insegnanti hanno portato a visitare l’area dove dovrebbe sorgere il cantiere della Torino-Lione. I ragazzi e la ragazze hanno potuto così avvicinarsi alle contestatissime reti del fortino, accompagnati da alcuni attivisti no Tav e da due insegnanti – di religione – che sono stati addirittura identificati dai difensori dell’ordine pubblico.
Alle prime polemiche il preside della scuola, Elio Manzoni, aveva risposto equiparando – anche se molto indirettamente – la resistenza contro l’alta velocità della popolazione della Val Susa alla resistenza antifascista e antinazista durante la Seconda Guerra Mondiale. «A indignarmi – ha tuonato il parlamentare del Pd – è l’accostamento vergognoso e inaccettabile che Lei ha voluto fare tra la scampagnata in Valle di Susa con i No Tav e le visite a Marzabotto e a Bologna fatta nel recente passato dagli studenti del liceo». «Si vuol forse lasciar intendere che i poliziotti, che a Chiomonte difendono non un cantiere ma lo Stato, sono come i nazifascisti e che, quindi, chi si oppone con violenza alla Tav ha una qualche comunanza ideologica e morale con gli eroi della lotta partigiana?».
Al premier Mario Monti, che sul tema dell’alta velocità – come su molte alte – sta dimostrando di voler andare avanti ‘come un treno’, si sono rivolti con una lettera aperta Sandro Plano, presidente della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone, e Girolamo Dell’Olio, presidente dell’associazione di volontariato Idra. «Le rinnoviamo l’appello a considerare con ogni possibile attenzione le circostanze in relazione al progetto Torino-Lione e del nodo ferroviario Tav di Firenze – hanno scritto. – Leggiamo che ancora oggi le forze politiche che sostengono il Suo governo ribadiscono la volontà di imporre al Paese investimenti in grandi infrastrutture segnati da pesanti criticità come fossero fattori di crescità. Perseverare nell’adozione di quel modello nefasto di investimenti capital intensive e a sviluppo fuori controllo non gioverebbe alla creazione di occupazione quantitativamente significativa, qualitativamente sana e duratura, ma produrrebbe al contrario un’ulteriore crescita del già gigantesco debito pubblico, senza peraltro giovare . concludono Plano e Dell’Olio – alla soddisfazione di alcune delle vere esigenze nazionali: il trasporto pubblico di massa su ferro, la manutenzione delle infrastrutture, la difesa idrogeologica del territorio, la miriade di piccole opere ad alta intensit… di lavoro più che necessarie».
Monti non ha, al momento, risposto. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…
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Alicia
Ciao, volevo precisare che non è diventato zona militare, ma Sito di interesse strategico nazionale. Non è proprio la stessa cosa.
Grazie, una NO TAV.