Lo scorso anno lo smaltimento dei rifiuti urbani di Napoli si è rivelato un florido business per le aziende del Nord. Per l’anno in corso la Sapna (l’ente della Provincia di Napoli che si occupa della gestione rifiuti) ha già messo sul piatto 130 milioni di euro da spendere. «Sono il bilancio della Sapna per il 2012 che sono perlopiù utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti. Anche nel 2011 le cifre erano queste. Ora però stiamo preparando anche un bando internazionale» spiega al Corriere della Sera, Giovanni Perillo, direttore tecnico della Sapna. Ma, come noto, quando il business si fa ciccioso entrano in campo soggetti poco puliti.
Sono infatti ben tre le procure che stanno indagando sui viaggi dei rifiuti al Nord gestiti dalla Sapna. In una perizia contenuta nel fascicolo dei magistrati napoletani si legge che “i contratti effettuati in spregio ai principi di terzietà, trasparenza ed economicità hanno prodotto affidamenti illeciti o illegittimi e danni alle casse dello Stato”. Dalla stessa perizia, emerge che in molti casi i contratti vengono stipulati in pendenza della certificazione antimafia rilasciata dalla prefettura. Quindi come è possibile garantire che le ditte affidatarie dei servizi (ai quali vengono affidati i trasporti quasi sempre senza bando per motivi di urgenza) non siano infiltrate da organizzazioni mafiose? “Noi applichiamo le norme. – spiega ancora Giovanni Perillo – Se le prefetture o gli organi competenti non ci segnalano nulla di strano dobbiamo andare avanti. Per quanto riguarda le certificazioni antimafia la Sapna applica la procedura standard per tutti gli enti pubblici: interroghiamo la prefettura e se decorsi 30 giorni non arrivano risposte stipuliamo il contratto”.
Se si guarda ai contratti stipulati con aziende nelle altre regioni per il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti di Napoli, vengono fuori alcuni elementi che meritano attenzione.
In Toscana sono stati stipulati otto contratti per smaltimento e trasporti con prezzi tra 113 e 163 euro per tonnellata per un totale di quasi 4 milioni di euro. Tra le ditte affidatarie del servizio c’è la Rea spa che ha tra i soci la società veneta Enerambiente, coinvolta in uno scandalo giudiziario relativo all’emergenza rifiuti napoletana. I vertici di Enerambiente sono stati intercettati mentre parlavano della crisi dei rifiuti in Campania e ciò che si ascolta non è proprio rassicurante: “La guerra non la dobbiamo fare noi, la devono fare i dipendenti. Dobbiamo far degenerare la situazione e costringere i nostri a fare un po’ di casino. Non bisogna effettuare prelievi di rifiuti, domani potremo trattare meglio”. Il testo delle telefonate intercettate è riportato nell’ ordinanza della magistratura che ha recentemente disposto l’arresto per 16 persone collegate alla società trevigiana.
In Lombardia i rifiuti napoletani sono finiti in impianti a Brescia e a Busto Arsizio sulla base di due contratti per un totale di un milione di euro. Bruciare “a’munnezza” nel termovalorizzatore della provincia di Varese è costato alle casse napoletane molto più che in Toscana: 223 euro a tonnellata. Sul piano dei costi va un po’ meglio in Veneto e in Friuli Venezia Giulia dove i rifiuti arrivano a Padova e Trieste. Il costo va da 162 a 175 euro a tonnellata per un totale di oltre 2 milioni di euro. Ma a Padova li porta una ditta – la Europetroli – già finita nel mirino del pm Woodkock quando era in servizio alla procura di Potenza nell’ambito di una indagine sui rifiuti.
Infine in Emilia Romagna sono stati stipulati 5 contratti con diverse ditte. Una di queste però fa capo a Vincenzo D’Angelo, imprenditore di Alcamo finito sotto inchiesta e arrestato per per traffico di rifiuti e che ha contratti con la Sapna anche per il trasporto e smaltimento dei rifiuti in Sicilia e in Puglia. E’ un star anche un’altra ditta che opera in Emilia Romagna. Si tratta della Hera (recentemente fusa con Acegas), la supeholding del Nordest, che controlla però una società in cui è coinvolto anche il fratello dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa; poi c’è la Akron finita nella bufera per le denunce di alcuni sindacalisti sulle condizioni di lavoro degli operai, molti dei quali migranti. Infine nel mirino della magistratura per la gestione della discarica Crispa c’è la società Area. Il corrispettivo per la sola Area Spa è di oltre 3 milioni di euro. Il totale invece supera i 5 milioni e trecentomila euro. Si registrano poi cinque contratti anche per la Liguria per un totale di quasi 4 milioni di euro.
In compenso a Napoli con gli aumenti previsti dalla Provincia, a Napoli una famiglia paga in media 427,80 euro di tasse per i rifiuti, insieme alla Sicilia le più alte d’Italia.
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