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Operaio morì di leucemia, moglie denuncia Ilva per omicidio colposo

Giornata molto intensa quella odierna a Taranto. Nel giorno in cui il Ministero dell’Ambiente ha rilasciato all’Ilva una ‘autorizzazione di impatto ambientale’ che di fatto permettà all’azienda di ricominciare a inquinare come prima, i sindacati di base e alcune associazioni ambientaliste hanno dato vita a numerose iniziative.

Il Coordinamento dell’Unione sindacale di base formatosi alcune settimane fa all’interno dell’Ilva ha chiesto l’intervento della Procura della Repubblica in merito alle condizioni ambientali dell’Acciaieria 1, uno degli impianti sottoposti a sequestro giudiziario. Secondo il sindacato, ”a causa del funzionamento scarso o addirittura nullo degli impianti di aspirazione permangono fumi nocivi che vengono respirati da tutti i lavoratori presenti”. Nell’esposto l’Usb fa presente che ”si continua a garantire solo la produzione ma non la salute dei lavoratori”. L’organizzazione sindacale ha già chiesto all’azienda di ”intervenire per l’eliminazione dei fumi nocivi, le cui conseguenze coinvolgono circa 800 operai”. 

Sul fronte giudiziario è intervenuta anche la vedova di un operaio ucciso dalle sostanze tossiche respirate per anni all’interno di quegli impianti. Un esposto-querela è stato presentato alla Procura di Taranto dalla signora Angela Solito, moglie di Luigi Pugliese, dipendente dello stabilimento dal 1973, quando il siderurgico si chiamava Italsider ed era di proprietà pubblica. E morto nel 2003 a soli 50 anni, a causa di una leucemia acuta mieloide, dopo un lungo periodo di chemioterapia e due trapianti di midollo. 
L’uomo scoprì di essere malato nel 2000. ”Il punto di maggior interesse, nel caso in questione – sottolinea l’avvocato Giuseppe Lecce, legale della donna, che già alcune settimane fa ha presentato una class action a nome di una decina di cittadini, e alcune denunce penali contro l’Ilva, ipotizzando il reato di omicidio volontario con dolo eventuale – è che, a seguito di istanza inoltrata nel 2001 alla sede Inail di Taranto affinchè tale patologia fosse riconosciuta quale ‘malattia professionale’, il consulente tecnico d’ufficio, il dottor Giuseppe Spinelli, ha accertato il nesso di causalità esistente tra patologia ed esposizione ad agenti inquinanti e sostanze cancerogene, fra le quali il benzene, derivanti dalla attività di lavoro svolta dal signor Pugliese”. 
Nell’esposto querela presentato dalla signora Solito si ipotizza il reato di omicidio colposo ”poiché potrebbe ipotizzarsi che lo stabilimento siderurgico abbia coscientemente risparmiato sulla sicurezza degli impianti, omettendo di apprestare o predisporre dispositivi tali da contenere entro i limiti previsti l’emissione di gas, fumi, polveri ed esalazioni e quindi abbia accettato il rischio che l’attività avrebbe potuto cagionare la morte tanto dei lavoratori che dei cittadini” scrive il legale nell’esposto. A questo proposito l’avvocato Lecce cita il precedente giurisprudenziale della Thyssenkrupp di Terni nell’ambito del procedimento penale davanti alla Corte di Assise di Torino.

Siccome a Taranto ci si continua ad ammalare e a morire, questa mattina i rappresentanti delle associazioni ambientaliste “Fondo Antidiossina Taranto Onlus”, “Peacelink” e “Donne per Taranto” hanno incontrato il prof. Rosario Polizzi, Direttore della Cattedra di Fisiopatologia Chirurgica presso l`Università di Bari, per mettere a punto un progetto che permetta ai cittadini che lo desiderino di sottoporsi gratuitamente ad esami clinici – analisi del sangue e delle urine, radiografie ed ecocardiogrammi – per rilevare eventuali patologie derivanti dall’esposizione alle sostanze velenose emesse dall’acciaieria. Le indagini diagnostiche saranno effettuate da medici del Policlinico di Bari, concedendo ai volontari tarantini una corsia preferenziale per accelerare le procedure. 

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