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La Bolivia vara la Legge sulla Madre Terra


Lunedì 15 ottobre Evo Morales ha promulgato la Legge Quadro della Madre Terra che aveva già presentato a giugno al Vertice Rio+20.
In quel consesso il Presidente dello Stato Plurinazionale di Bolivia aveva espresso con chiarezza il pensiero del suo governo sulla cosiddetta “economia verde” che è assolutamente altro dal rispetto ancestrale che le popolazioni locali, responsabili e coscienti, nutrono per la Terra sulla quale tutti abitiamo e che ci permette di vivere con le sue risorse.
Aveva detto: “l’economia verde è il nuovo colonialismo per sottomettere i nostri popoli e i governi anticapitalisti” ed aveva anche chiarito che era ormai tempo di farla finita con i modelli di saccheggio del sistema capitalista e che la natura e i servizi di base non possono essere considerati lucrosi affari privati. Aveva anche invitato gli altri paesi a nazionalizzare le proprie risorse, come aveva fatto il suo governo con gli idrocarburi, per evitare lo sfruttamento indiscriminato e soprattutto per permettere alle proprie popolazioni di godere di un benessere finora negato proprio perché rapinato dalle multinazionali.

Con la promulgazione di questa legge, che viene dopo La Legge dei Diritti della Madre Terra del 2010, viene sancita la visione dello sviluppo integrale in armonia e equilibrio con la Madre Terra per il Vivere Bene, e si garantisce la continuità a la capacità di rigenerarsi della Terra in un contesto di pianificazione, gestione pubblica e investimenti delle istituzioni.

Come tutte le leggi quadro, questa sarà la guida in base alla quale dovranno essere fatte tutte le altre leggi che in qualche forma riguardano l’argomento, che è davvero onnicomprensivo perché si tratta di una vera e propria filosofia di vita, di un’idea di sistema alternativo al vigente capitalismo dell’usa e getta, ruba e distruggi, arricchisciti e fregatene.

Lo sviluppo sociale, economico e culturale del popolo boliviano dipende dalla capacità di articolare una società giusta egualitaria e solidale proprio a partire dall’implementazione di questa legge fondamentale che condanna totalmente la mercificazione delle risorse e qualsiasi danno causato alla Madre Terra in quanto fonte insostituibile di benessere collettivo. Ed è per questo che la legge prevede anche la “Restaurazione” dei danni recati alla Madre Terra. Qualcosa del genere è stata chiesta qua all’ILVA di Taranto, ma sembra che questo concetto sia più appannaggio della Magistratura che della politica e se l’ILVA non restaura i danni nessuno pensa ad altre soluzioni.

La Legge quadro sancisce anche il fatto che l’acqua, già dichiarata Diritto Umano, serve “per il consumo umano e i processi produttivi che garantiscono la sicurezza della sovranità alimentare”. Sembrerebbe scontata questa affermazione se non avessimo infiniti esempi in cui la contaminazione delle falde acquifere a cura delle multinazionali estrattrici di risorse petrolifere/minerarie non distruggesse la possibilità di sopravvivenza delle popolazioni boliviane o, rimanendo dalle parti nostre, non fossero diventate valli della morte intere zone un tempo fiorenti di pascoli che producevano mozzarelle o terreni agricoli ormai velenosi (tipo basso Lazio e Campania per esempio).

Nella legge si parla anche di “Solidarietà Tra Esseri Umani”, “Giustizia Sociale”, “Giustizia Climatica” e si riconosce la necessità di una “Economia Plurale” che tenga conto delle diverse forme di organizzazione economica presenti sul territorio e che si basi sulla complementarità dell’interesse dell’individuale con quello del “Vivir Bien” collettivo. Questo include anche il dialogo tra i “Saperi” delle diverse culture presenti nel paese, ed evidenzia gli obblighi inderogabili dello Stato Plurinazionale di Bolivia verso i suoi cittadini nel garantire il “Vivir Bien” e i Diritti della Madre Terra formulando adeguate leggi. Ci sono però anche stringenti richiami ai doveri della Società e delle Persone per la costruzione della comunità a sviluppo integrale, solidale e giusto cui si mira.

Le finalità che lo Stato si deve porre con la normativa derivante dalla Legge quadro sono tante, tra queste, evitare la mercificazione delle risorse, la privatizzazione dell’acqua, gli oligopoli/monopoli di produzione e commercializzazione delle sementi. Si tratta di un duro colpo per Monsanto ed alcune altre multinazionali che hanno l’oligopolio delle sementi in molti Stati dell’America Latina. In Cile, per esempio, è ormai criminalizzato il naturale atto del contadino di mettere da parte i semi per l’anno successivo: devono per legge comprarli dalla Monsanto (che è stata parte attiva, tra l’altro, anche del golpe del Paraguay).

Altro concetto fondante della legge è quello dei “beni ed interessi comuni”, concetto ormai “obsoleto” invece nella “civiltà” occidentale ed in vistoso contrasto con quelli, molto più “trendy” di “produttività”, “PIL” ecc.. Che queste cose siano strettamente legate a licenziamenti, sfruttamento di persone e suoli, che portino fame, miseria e morte, sono considerati dagli evoluti sistemi capitalisti, solo danni collaterali assolutamente secondari a confronto dell’obiettivo finale da raggiungere: la crescita (di chi?!).

Insomma il Governo di questo presidente aymara sta proprio dando lezioni di civiltà (quella vera) a tutto il mondo anche quando parla di “Rigenerazione della Madre Terra” in funzione dell’interesse pubblico e di utilizzo sostenibile delle risorse monitorato dallo Stato a questo scopo, mentre qua in Europa ancora ci si intestardisce a dire che il liberismo è la panacea per tutti i mali della crisi, salvo il fatto che poi alcuni paesi (come Germania e Francia) prendono le loro misure di gestione statale (nel settore bancario come in altri) e non concedono proprio tutto tutto al liberismo….

Questa legge quadro è davvero un pilastro costituente perché entra anche nel merito del concetto di democratizzazione per l’accesso ai mezzi ed ai fattori di produzione, alla salute, all’istruzione. È davvero qualcosa di onnicomprensivo ed entra anche in dettagli sugli argomenti specifici della conservazione della diversità biologica e colturale, agli orientamenti sull’agricoltura, la pesca e i boschi. In quest’ottica specifica, oltre a quella più generale già descritta, sono anche visti le miniere, gli idrocarburi, l’acqua, lo sviluppo dei territori, la qualità dell’aria e dell’ambiente e l’energia. Disegna le direttive politiche da seguire nella legislazione specifica di tutti i settori produttivi e non.
Per garantire tutti i diritti della Madre Terra, che sono poi quelli di tutti i suoi abitanti, la Legge dispone l’attivazione di apposite istanze amministrative e giurisdizionali, e non tralascia di sottolineare l’importanza di avviare significative politiche di trasformazione culturale, decolonizzazione e “depatriarcalizzazione”. Insomma non dimentica nessun ambito del vivere collettivo che deve diventare il “Vivir Bien”.

Il “Consiglio Plurinazionale per Vivir Bien in Armonia e Equilibrio con la Madre Terra”, è l’istanza che deve elaborare le politiche e i programmi per l’implementazione della Legge. Il Consiglio, presieduto dal Presidente della Bolivia e formato da rappresentanti dell’Assemblea Legislativa Plurinazionale, dell’Organo Esecutivo, dell’Organo di Difesa della Madre Terra, dei governi autonomi Dipartimentali (corrispondenti alle nostre regioni) e dei Consigli Plurinazionali Settoriali (i sindacati) e delle organizzazioni sociali, userà la democrazia partecipativa come formula per adempiere al suo compito.
La Legge Quadro della Madre Terra e dello Sviluppo Integrale prevede persino la formazione di un fondo specifico per il finanziamento e l’amministrazione efficiente e trasparente, opportuna e sostenibile dei piani, programmi, progetti, iniziative, azioni e attività di mitigazione ed adattamento al cambiamento climatico in atto.

Come al solito, perciò, la soluzione vera e definitiva a questi problemi planetari non può essere quella del piccolo risparmio individuale delle risorse (tipo scaricare meno il water) ma solo un radicale cambio del sistema economico sociale e quindi politico che metta al primo posto le esigenze dell’umanità e non quelle del profitto delle multinazionali o anche di imprese locali che, privatizzando tutto, anche i servizi essenziali, guardano solo ai propri interessi e per di più ci fanno passare tutto questo come una necessità per rendere efficienti e quindi più sicuri e migliori i servizi stessi.

Cercano insomma di imbonirci, ma noi non cadiamo nel tranello, e non ci limitiamo a spaventare e spaventarci per tutto quello che sta succedendo alla Madre Terra (che è davvero terrorizzante se ci si riflette anche solo pochi secondi!) ma diciamo a chiare lettere, con Evo Morales, che l’alternativa ci può essere ed è solo quella di cambiare tutto il sistema socio/economico attuale: quello capitalista.

La Bolivia tutto questo l’ha capito da tempo e, sul suo territorio, in mezzo a mille difficoltà e contraddizioni, sta portando avanti non solo chiarezza sul tema, ma anche concreti atti per cambiare le cose. La fame nel mondo non è una calamità naturale, come un uragano, è una precisa scelta di una parte del mondo che si arricchisce sempre più a spese della vita di un’altra parte dello stesso mondo. Il famoso 1% che diventa sempre più ricco e possente a scapito dell’altro 99% che, con gradazioni diverse a seconda dei paesi e della classe sociale di appartenenza, scivola sempre più in basso

 

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