”Abbiamo avuto – spiegano in una nota – nuovi incontri, tra i quali quello con il direttore generale dell’Ambiente Karl Falkenberg, nel corso dei quali abbiamo portato dentro i palazzi della Commissione Europea le immagini impressionanti delle emissioni notturne e diurne e degli scarichi in mare dell’Ilva, abbiamo mostrato le foto raccapriccianti dei necrofori che, nel cimitero di Taranto, sono costretti a proteggersi dalle sostanze inquinanti che hanno intriso i terreni, indossando le tute di protezione integrale”.
”Inaccettabile”: cosi’ – raccontano Matacchiera e Marescotti – il direttore generale Falkenberg ha commentando le immagini. ”Abbiamo evidenziato – proseguono – la grottesca situazione per cui le autorita’ italiane non hanno ancora attuato il principio di ”chi inquina paga” previsto dalla direttiva 35 del 2004 e richiamato dalla direttiva 75 del 2010” e ”la grave azione del governo che, invece di imporre il rispetto delle prescrizioni ad un’azienda inadempiente, pensa al contrario di modificarle, tramite una nuova legge per garantire all’azienda di inquinare come prima”. Secondo i due ambientalisti, la cifra del piano industriale da 1,8 miliardi di euro e’ ”assolutamente insufficiente” perche’ ”la sola copertura dei parchi minerali costa 1 miliardo di euro cui va aggiunta l’impermeabilizzazione e la bonifica del terreno sottostante e della messa in sicurezza della falda”.
Intanto, centoquaranta proprietari immobiliari del rione Tamburi – il quartiere di Taranto piu’ esposto all’inquinamento dell’Ilva – hanno intentato causa all’ex presidente dell’Ilva, Emilio Riva – lo e’ stato sino al 2010 -, e all’ex direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso – lo e’ stato sino all’anno scorso -, per rivalersi dei danni e del deprezzamento subito dai loro appartamenti a causa delle emissioni inquinanti dell’acciaieria. Il riferimento e’ soprattutto alle polveri minerali.
* controlacrisi.org
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