Qualche mese fa, è stato reso noto che è il Piemonte la regione italiana più esposta al pericolo di radiazioni, sia per i depositi di scorie radioattive che per gli scarichi di origine nucleare nelle acque e nell’aria. La conferma era arrivata dai dati contenuti in un dossier dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
L’elenco dei veleni indicate dal rapporto è sterminato: il Piemonte “ospita” il 96% delle tipologie di sostanze radioattive. Se si considerano soltanto i rifiuti radioattivi, aveva denunciato la rivista “Obiettivo Ambiente”, il Piemonte è costretto a subire la presenza di oltre il 72% delle scorie italiane: anziché trasferirli, si prevede di mantenere molto a lungo questi residui, «grazie alla realizzazione di nuovi depositi nucleari collocati negli attuali siti di Saluggia, Trino Vercellese e Bosco Marengo. C’è poi il capitolo degli scarichi: gli impianti nucleari, anche solo per le attività di mantenimento in sicurezza, scaricano in aria e in acqua rifiuti radioattivi in modo sistematico e “autorizzato”, nonostante il fatto che sostanze come il trizio allo stato gassoso sia altamente radioattivo e responsabile dell’alterazione delle condizioni ambientali di Trino Vercellese. Il trizio inoltre, aggiunge la rivista, viene tranquillamente scaricato – nel Lago Maggiore – dal centro nucleare Erautom, in provincia di Varese.
Un altro grido di allarme contro il Biocidio – quello piemontese – che dunque non investe solo
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