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Nessun profitto sulla nostra pelle! Un appello dalla Calabria

Questo documento congiunto nasce dall’esigenza emersa durante i lavori assembleari della plenaria tenutasi a Cancello di Serrastretta (CZ) l’8 febbraio scorso dove diverse realtà, che oggi si stanno battendo contro nuove e vecchie discariche e impianti inquinanti che stanno devastando il territorio calabrese e la salute delle sue comunità locali, si sono incontrate socializzando la necessità di un confronto permanente che possa superare la fase puramente resistenziale per poter restituire alle comunità in lotta la dignità di poter scegliere e decidere per il proprio futuro e quello delle generazioni a venire.

L’attuale situazione emergenziale non è però un fatto casuale. La Calabria sconta 16 anni di regime commissariale ed un miliardo di euro di fondi fatti sparire nelle tasche dei soliti soggetti dell’imprenditorialità locale e multinazionale che non hanno avuto molti dubbi su cosa fosse fondamentale tra la salute dei calabresi ed un maggior dividendo a fine anno.

Questo ha comportato il collasso del sistema regionale del ciclo integrato dei rifiuti al quale banalmente si è risposto con un semplice passaggio da un regime commissariale ad una gestione ordinaria “festeggiato”, tra l’altro, con due ordinanze in deroga, entrambe del 2013 ed a firma del Presidente Scopelliti, che hanno permesso l’abbanco tal quale nelle discariche calabresi.

Oggi cosa viene sversato in discarica possiamo immaginarlo senza neanche un grosso lavoro di fantasia!

E’, infatti, proprio a livello regionale che emerge chiaramente il disegno politico della Giunta Scopelliti che con un imponente finanziamento di oltre 250 milioni di euro vuole imporre il potenziamento di discariche, impianti ed inceneritori. Altri 90 milioni di euro, poi, si sono aggiunti in questi ultimi giorni da utilizzare per il trasferimento transfrontaliero dei rifiuti tal quale in eccedenza rispetto alla capacità di trattamento degli impianti calabresi.

Infine le decisioni prese nell’ultima seduta del Consiglio Regionale, che rende possibile il ricorso ad impianti privati per provare a mettere una pezza all’emergenza rifiuti, evidenzia ancora una volta l’incapacità e la mancata volontà politica di mettere fine ad una perenne gestione emergenziale.

Come al solito in questo imponente esborso di risorse pubbliche non si intravede neanche l’ombra di un centesimo per la raccolta differenziata e per progetti di riduzione, riciclo e riuso dei rifiuti! Questi soldi, ancora una volta finiranno nelle tasche di ‘ndranghetisti e losche figure dell’imprenditoria nostrana.

Invece, come è facile intuire, da sole queste cifre basterebbero ad avviare un programma di raccolta differenziata regionale ed uscire definitivamente dalla situazione emergenziale.

Resta comunque chiaro che oltre trent’anni di privatizzazioni hanno portato non soltanto un assalto ai beni collettivi con ricadute sulla salute e sulla qualità dei servizi pubblici, ma anche un cambio di lessico da parte del mercato: oggi le imprese della green economy parlano di energia da fonti rinnovabili e di isole ecologica propinandoci mega impianti eolici, fotovoltaici e discariche che, di verde ed ecologico hanno ben poco, ma hanno come chiaro ed incontrovertibile obiettivo quello del profitto.

La Calabria, come la gran parte delle regioni del Mezzogiorno, ha un esubero produttivo di energia elettrica pari al 78% rispetto al fabbisogno interno, questo implica che i mega impianti eolici, fotovoltaici, a biomasse ecc.., realizzati in questi anni senza neussun vincolo urbanistico-ambientale, vanno ad ingrossare le casse del già ricco mercato privato dell’energia.

Oggi battersi contro discariche e mega impianti vuol dire anche provare a cambiare paradigma produttivo mettendo al centro non il profitto di pochi ma la saluti e gli interessi generali delle comunità che da anni si battono contro le privatizzazioni e per la riappropriazioni e socializzazione dei cosiddetti beni comuni.

Occorre però un salto di qualità per andare oltre la difesa del proprio territorio, di per se già molto importante. Ai no contro queste mega opere inutili va affiancato un percorso partecipativo e dal basso che riporti le comunità e i tanti comitati in lotta ad essere soggetti centrali e fondamentali dei processi decisionali, politici ed economici.

Non più solo soggetti consultivi senza nessun peso decisionale ma soggetti attivi che decidono il futuro della propria vita. Niente deleghe in bianco quindi ma promozione di forme di autogoverno ed autogestione a partire da progetti concreti sulla raccolta differenziata e la tutela del territorio e della salute a partire da alcuni punti fondamentali condivisi come:

zero discariche, zero inceneritori

raccolta differenziata spinta “porta a porta”

promozione e sostegno del programma “Rifiuti Zero”

programmi industriale su scala locale per il recupero, riciclo, e riuso dei rifiuti

una gestione pubblica e partecipata dagli abitanti/utenti e dei lavoratori del settore

Tali punti sono il collante che unisce le diverse comunità in lotta su tutto il territorio regionale. Su questi punti è oggi possibile costruire una risposta collettiva alle politiche regionali che ancora vertono su sistemi diseconomici ed inefficaci, ma, soprattutto, impattanti sotto il profilo della salute umana e della tutela del territorio. 

Prime adesioni:

 Comitato No Discarica Pianopoli

Comitato No Discarica Battaglina

Comitato spontaneo No Discarica Giani

Comitato Civico Spontaneo per il No alla Piattaforma Rifiuti in Valle Crati

Comitato Territoriale Valle Crati Rifiuti Zero

Comitato “No alle discariche” Area urbana Cosenza-Castrolibero-Rende

Comitato No alla Centrale a Biomasse di Sorbo San Basile

Associazione Il Brigante-No Alaco

 

per adesioni: nodiscaricapianopoli@gmail.com

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