Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi, quattro attivisti No Tav arrestati cinque mesi fa perché accusati di aver lanciato petardi e bombe molotov contro il fortino-cantiere dell’alta velocità in Val di Susa la notte tra il 13 e il 14 maggio del 2013, non sono dei “terroristi”. A deciderlo è stata ieri sera la Corte di Cassazione che ha annullato l’assurda decisione del Tribunale del Riesame di Torino che nel gennaio scorso aveva confermato le draconiane accuse della Procura di Torino e aveva respinto le richieste di scarcerazione presentate dagli avvocati difensori.
Secondo l’accusa quella notte durante l’attacco al cantiere furono lanciate dieci bottiglie molotov, un compressore all’interno del fortino si incendiò e il fumo si propagò all’interno del tunnel esplorativo dove in quel momento stavano lavorando 11 operai. Di qui l’assurda accusa di ‘terrorismo’, nel tentativo da parte della procura di Torino, sostenuta in maniera bipartisan dal mondo politico legato alla grande opera della Torino-Lione, di creare una giurisprudenza che equipari le azioni di sabotaggio nei confronti dei cantieri ad atti di terrorismo.
Ma i legali dei quattro attivisti No Tav, pur non negando l’intenzione da parte dei loro assistiti di sabotare i lavori e i macchinari utilizzati per realizzare gli scavi, hanno sempre respinto che la protesta mirasse a mettere in pericolo la vita degli operai e dei poliziotti, smentendo anche che esista un gruppo ristretto e organizzato responsabile di attacchi, proteste e sabotaggi che in realtà vengono da anni condotti nel corso delle moltitudinarie proteste contro la devastazione della valle.
Nell’annullare l’accusa la Cassazione ha rinviato il caso al Tribunale del Riesame che, con una nuova composizione diversa da quella che adottò la sentenza annullata ieri, dovrà ora decidere della scarcerazione dei quattro ragazzi tenendo conto dei criteri fissati dalla Suprema Corte che dovrebbero essere resi noti, nelle motivazioni, tra qualche tempo.
Si tratta comunque di un’importante bocciatura del folle teorema perseguito dai magistrati della Procura di Torino che miravano a trasformare un reato minore – danneggiamenti – addirittura in una ‘condotta terroristica’, equiparando il sabotaggio di un compressore alla messa in pericolo di una vita umana. Il che aveva dato adito nei mesi scorsi a non pochi sfottò nei confronti dei Pm del capoluogo torinese.
«Questa è una piccola vittoria, per lo più sul piano giuridico, ma è uno spiraglio importante in vista del processo che si aprirà il 22 maggio di fronte alla corte d’Assise di Torino» ha detto alle agenzie di stampa Claudio Novaro, uno degli avvocati dei quattro No Tav, insieme ai colleghi Eugenio Losco e Giuseppe Pelazza. «Per ottenere la loro scarcerazione – aggiunge il legale – bisognerà attendere ancora un po’. (…) Era importante sottolineare che è stato commesso un errore nell’applicare la legge. Finalmente qualcuno ci dà ragione».
Naturalmente la notizia è stata accolta con gioia dal Movimento No Tav, reduce dalla partecipata manifestazione di Torino di sabato scorso, e dalle realtà che ieri a Roma avevano organizzato un presidio di solidarietà proprio sotto la sede della Corte di Cassazione.
La buona notizia si somma ad altre arrivate negli ultimi giorni, a partire dalla conferma del taglio dei finanziamenti europei all’inutile e dannosa grande opera fino all’apertura di un’inchiesta per procurato allarme nei confronti dell’ex autista del pm di Torino Rinaudo che alcune settimane fa, approfittando del clima forcaiolo nei confronti del movimento che si oppone alla Torino Lione, si era inventato una inesistente aggressione da parte di tre ‘no tav’ in realtà mai avvenuta.
Come scrivono giustamente i redattori di NoTav.info:
“Esiste un ‘caso Torino’ perchè di fatto la Cassazione è da 13 anni annulla le fantasie della procura
2001: la cassazione annulla le sentenze di Torino che condannavano Edo, Sole e Baleno per associazione sovversiva.
2012: la cassazione annulla l’ordinanza del tribunale del riesame di Torino che ha tenuto in carcere per mesi due no tav accusati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale
2014: la cassazione annulla l’ordinanza del tribunale del riesame di Torino che aveva confermato l’accusa di terrorismo contro 4 no tav, tenendoli in carcere per 6 mesi.Tutte misure richieste dalla procura di Torino, oggi come 13 anni fa e tutte puntualmente smentite dalla cassazione di Roma.
Tutte richieste che sembravano e sembrano smisurate, sproporzionate, assurde, gonfiate, senza bisogno di essere giuristi.
Sarebbe ora di prendere atto dell’anomalia in corso nella procura torinese e nel pool di pm con l’emetto che oggi, dopo il dossier sulle strane amicizie del pm Rinaudo, la bufala dell’aggressione all’autista (montata poi da pm e media) e la sentenza odierna, ha perso definitivamente credibilità”.
Episodi curiosi, certamente. Ma univoci nella loro direzione convergente: la criminalizzazione del movimento No Tav come “brodo di coltura” ecc.
La cosa più importante ora è però un’altra. Come ricorda Nicoletta Dosio: «Di falsità è intessuta la storia del Tav: dalla presunta utilità dell’alta velocità alla repressione contro i movimenti. Vogliamo che Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò non facciano un minuto in più di prigione e che si fermi la malaopera»
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