Lo sviluppo economico di un’area non può prescindere da una rete infrastrutturale efficiente, le cui basi poggiano innanzitutto sulla realizzazione di un adeguato tessuto stradale. Che le strade siano cruciali per lo sviluppo, per il fatto che agevolino il trasporto e lo scambio di merci e dunque il fiorire dell’economia e facilitino l’interscambio culturale tra le collettività sociali, era un concetto già assodato nelle antiche civiltà.
In Italia, precursori nella costruzione di strade furono gli Etruschi. Successivamente i Romani ne seguirono le orme, diventando dei veri perfezionisti in materia.
L’immenso complesso stradale da questi ultimi realizzato rappresenta un’opera di straordinaria ingegneria: 100.000 km di strade lastricate a cui si sommavano altri 150.000 km di strade in terra battuta ma di larghezza sufficiente per essere attraversate da due carri affiancati l’uno all’altro.
Questo capillare ed impressionante sistema stradale contribuì allo sviluppo della civiltà romana e all’affermazione dell’Impero in tutto il mondo allora conosciuto.
Celebre a riguardo, è la citazione di Plinio il Vecchio: “I Romani posero cura in tre cose soprattutto, che furono dai Greci neglette, cioè nell’aprire le strade, nel costruire acquedotti e nel disporre nel sottosuolo le cloache”.
Duemila anni dopo, se gli stessi architetti, le maestranze e gli schiavi che con il loro lavoro hanno contribuito a rendere possibile quanto detto prima, potessero constatare le condizioni in cui versano le strade in Sicilia, che di Roma fu “il granaio” e in particolare nelle Madonie, si rivolterebbero dalla tomba.
Le vie che collegano tra loro i centri madoniti sono per la maggior parte strade provinciali che versano in condizioni fatiscenti: manto stradale deteriorato, buche, fitta vegetazione ai bordi, unitamente a continue frane e smottamenti contribuiscono a rendere difficoltosa e pericolosa la circolazione.
La Provincia, alla cui gestione tali strade sono affidate, si è sempre limitata a sporadici interventi di ordinaria manutenzione. Il silenzio della politica sul tema, già di moda ai tempi dell’amministrazione provinciale di centrodestra guidata da Avanti, è proseguito anche dopo lo scioglimento dei consigli provinciali ad opera del Governo regionale Crocetta, altro assente ingiustificato.
Le strade delle Madonie urgerebbero di un piano di ripristino immediato ed interventi straordinari, ma dalla politica provinciale prima e regionale dopo, non sono pervenute risposte adeguate: un vuoto di interventi e proposte, giustificato sempre adducendo la mancanza di risorse nei bilanci.
A parte le denunce di singole amministrazioni comunali, rimaste comunque episodi isolati, a livello comprensoriale i comuni interessati dai disagi hanno anche le loro responsabilità, avendo rinunciato ad aggregarsi tra loro per esercitare una maggiore pressione politica a livello centrale.
Nel frattempo la viabilità in quelle zone è al collasso. La stessa disastrata rete viaria con le piogge abbondanti e ininterrotte delle giornate scorse non ha potuto che cedere.
Danni significativi si sono registrati nei giorni scorsi nelle alte Madonie, con Gangi in testa e nelle basse Madonie, con riferimento all’arteria che collega Collesano a Scillato, in direzione di Caltavuturo.
Un ultimo grave episodio, quello della sera del 24 febbraio scorso quando al bivio di Mongerrati sulla SP9, nel punto in cui la strada si dirama nelle direzioni di Isnello e di Piano Battaglia, si è aperta una voragine circolare che racchiude, da bordo a bordo, l’intera area, arrecando disagi enormi ai cittadini e agli albergatori.
Volendo trascurare gli interventi “opportunistici” di illustri esponenti politici, spesso camuffati da battaglieri comunicati stampa, lanciati solo quando i nodi vengono al pettine oppure a ridosso delle campagne elettorali, l’unica voce di protesta che si è alzata è stata quella di un comitato spontaneo di giovani di età compresa tra i 17 anni e i 33 anni che ormai da tre anni si batte quotidianamente, fuori dalle sedi istituzionali, contro questa ingiustizia.
“Ingiustizia” è proprio il termine più consono da usare, perché viaggiare sicuri senza doversi preoccupare di poter recare danno alla propria vettura o alla propria incolumità fisica ai tempi nostri è un diritto, una prerogativa che la politica però non riesce a garantire.
I giovani aderenti al comitato in questione, nato ad Isnello, uno dei centri dove il disagio è maggiore, hanno raggiunto a proprie spese le altre cittadine delle Madonie e allestendo numerosi banchetti sono riusciti a raccogliere 3.532 sottoscrizioni per presentare una petizione nel 2012 a Palazzo Comitini, sede della Provincia di Palermo. Petizione nella quale si chiedeva un ripristino urgente delle condizioni di viabilità nelle s.p. Madonite, rimasta puntualmente inascoltata. Il Comitato, chiamato “Ripristino S.P.”, non si è arreso continuando a organizzare incontri e campagne di sensibilizzazione, raccogliendo documentazione fotografica e video e cercando un’interlocuzione politica spesso mai riscontrata.
Nel frattempo, le strade cedono, interi paesi rimangono semi-isolati e al declino economico dell’area si aggiunge il sottosviluppo infrastrutturale causato da una classe politica miope che non può o non vuole reperire le risorse per ovviare al problema.
(la foto è di Giovanni Dispenza)
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