Non solo terremoti e nevicate eccezionali ma anche e soprattutto un territorio devastato e violentato da abusi edilizi, disboscamenti, piani regolatori non rispettati o inesistenti, e poi procedure, sistemi e mezzi di emergenza assolutamente inadeguati. Questo è il “bel paese” sotto i nostri occhi in questi giorni e diventa sempre più insopportabile l'ipocrisia e la retorica del “ora è il tempo di salvare le vite, poi discuteremo delle responsabilità” che si leva da governo, istituzioni e gran parte delle forze politiche e dei media. Quel “poi” non arriva mai e ogni volta si ripete sempre la stessa storia: promesse, dichiarazioni roboanti, patetici appelli alla solidarietà e poi tutto nel dimenticatoio.
Noi non ci stiamo.
Certo all'inizio si devono salvare le vite e siamo stati tutti felici di vedere quei bambini uscire dalla montagna di neve che li aveva seppelliti. Certo siamo orgogliosi di avere dei vigili del fuoco e dei soccorritori che si sacrificano giorno e notte, spesso scavando con le mani.
Non ne possiamo più però delle raccolte di soldi per i terremotati: le abbiamo organizzate anche noi ma siamo convinti che uno stato che spende 20 miliardi per salvare qualche banca non dovrebbe aver bisogno delle “collette” di privati cittadini, non dovrebbe far passare 6 mesi per montare 25 (venticinque) casette di legno ad Amatrice, non dovrebbe attendere giorni (e neanche tante ore) per far arrivare mezzi di soccorso in un territorio dove nevicava da giorni e a forte rischio sismico, non dovrebbe permettere la distruzione delle economie locali come sta avvenendo in quei territori dove gli allevament di animali che rappresentano per molti l'esclusivo sostentamento, sono abbandonati al loro destino.
La magistratura indagherà su eventuali responsabilità specifiche ma quelle che denunciamo sono responsabilità politiche che coinvolgono i governi degli ultimi decenni.
Se in Giappone un terremoto del 7° grado produce qualche lieve ferito e da noi eventi molto meno gravi fanno centinaia di vittime, significa che è il sistema di prevenzione che non funziona.
Sarebbe necessario un piano decennale di risanamento complessivo del territorio, di rimboschimento, di manutenzione dei sistemi idrici, di verifica preventiva dello stato degli edifici nelle zone a rischio sismico.
Una verifica che dovrebbe poi produrre lavori di adeguamento sismico quando possibile e di ritiro dell'abitabilità quando impossibile con costruzione di altre abitazioni a carico dello stato.
Si dovrebbero dotare gli enti locali, magari consorziandoli, di mezzi adeguati per gli interventi preventivi senza aspettare che gli spazzaneve arrivino da centinaia di chilometri di distanza.
Anche l'emergenza dovrebbe essere riportata ad un sistema totalmente pubblico, efficace ed adeguato, basato non sull'attuale “protezione civile” che per molti versi è legato ai partiti e alla burocrazia ma principalmente sul corpo dei vigili del fuoco che dovrebbe essere fortemente rinforzato in mezzi moderni e uomini, con presidi fissi sul territorio, con strumenti e procedure adeguate a tutte le emergenze.
Tutto ciò produrrebbe decine di migliaia di posti di lavoro stabili, contribuendo così anche alla ripresa economica di territori che in molti casi vivono in situazioni di forte disagio sociale, di sottosviluppo e di fortissima disoccupazione.
Se i soldi si trovano per le banche, a maggior ragione devono essere trovati per rendere vivibile il paese, per prevedere un risanamento complessivo dell'ambiente e degli edifici, per costruire un sistema di emergenza realmente efficace e legato al territorio.
USB ha elaborato una proposta di legge, gia depositata alla camera, sulla protezione civile e la prevenzione e nella quale proponiamo l'avvio di una massiccia opera di risanamento idrogeologico a livello nazionale e messa in sicurezza del tertitorio prevalentemente sismico assumendo giovani con le professionalità necessarie e utili come geometri, ingegneri, architetti, geologi etc.
Di tutto questo vogliamo parlare e per questo organizzeremo presto un confronto pubblico che vorremmo si tenesse in contatto diretto con quei territori violentati dal terremoto e dall'ingordigia dell'uomo e dalla ricerca del profitto a tutti i costi. Un confronto al quale chiederemo di partecipare anche esperti geologi e ricercatori e i vigili del fuoco, i veri professionisti dell'emergenza.
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