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Le trivellazioni nel Mar Ionio. Una nuova grana per il governo

Il via libera del Ministero dello Sviluppo Economico alle trivellazioni nel Mar Ionio sta diventando un altro, serio, problema per il governo in carica.

Il Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse  (Buig, ndr) del Ministero pubblicato lo scorso 31 dicembre, parla di autorizzazione a tre nuovi permessi per la ricerca del petrolio nel Mar Ionio su una superficie complessiva di 2200 km/q a favore della società americana Global MED LLC, con sede legale in Colorado, Usa. Le coste interessate sono quelle di Puglia e Basilicata e la ricerca autorizza l’uso dell’air gun, le bombe d’aria e sonore, che secondo i Verdi, provocano danni ai fondali e alla fauna ittica. A diffondere la notizia è stato proprio il leader dei Verdi Angelo Bonelli.

Immediata è arrivata la replica del ministro dell’Ambiente Sergio Costa: “Da quando sono ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò – chiarisce in un post su Facebook -. In questi giorni si sta scrivendo e dicendo tanto sul tema delle trivelle. Ve ne ho già parlato il 30 dicembre” ma “poiché qualcuno fa – anche in mala fede – confusione, occorre ribadirlo”. “Voglio che sia chiaro” ha scritto ancora il ministro, “I permessi rilasciati in questi giorni dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sì dato dal ministero dell’Ambiente del precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra ‘amica dell’ambiente’. Quello che potevamo bloccare, abbiamo bloccato”.

Sulla vicenda è poi intervenuto anche il vicepremier Di Maio: “Oggi mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel mar Ionio. È una bugia – ha scritto su Facebook il vicepremier-ministro dello Sviluppo Economico -. “Queste ‘ricerche di idrocarburi’ (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal Governo precedente e in particolare dal ministero dell’Ambiente del ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di Impatto Ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio Governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato”.

Una spiegazione che però non convince affatto il Coordinamento No Triv, il quale in una nota precisa che “le firme dei quattro decreti NON erano atto dovuto; il diniego dei tre permessi e della concessione non avrebbe comportato lesione del legittimo affidamento in capo ai richiedenti e, quindi, nessuno mai avrebbe potuto attivare un contenzioso. La solita storia delle “penali” non funziona”.  I comitati che si oppongono alle trivellazioni contestano anche la dimensione politica del via libera alle trivellazioni “nel 2015 M5S non avrebbe mai potuto e dovuto pretendere dal Governo Renzi l’affondamento di Ombrina Mare e di tutti i procedimenti in corso e non conclusi riguardanti il rilascio di titoli in mare entro le 12 miglia” affermano i No Triv, “Cosa sarebbe cambiato, dunque, dal 2015 ad oggi? Un particolare non trascurabile: la collocazione del M5S, nel 2015 all’opposizione ed oggi al Governo. Morale della favola: finché si è all’opposizione si è liberi di “spararle” a prescindere; una volta al Governo, si diventa improvvisamente “ragionevoli”, “responsabili” e immobili”.

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