L’aumento della spesa militare influirà sui finanziamenti per il clima?
Diverse organizzazioni della società civile (OSC) attive nel settore dello sviluppo e dell’ambiente hanno avvertito che i rapidi aumenti delle spese militari potrebbero andare a scapito di finanziamenti già insufficienti per il clima.
Vitalice Meja di Reality of Aid Africa ha dichiarato: “I donatori devono stanziare risorse aggiuntive verso l’Ucraina, e non semplicemente militarizzare gli aiuti o spostare le voci di bilancio e le priorità da altri obiettivi di sviluppo globale come risposta alla guerra in Ucraina. […] Devono garantire finanziamenti sostenibili per il clima e risorse per lo sviluppo, per affrontare i crescenti casi di disuguaglianza, fame estrema e povertà”. (37)
Nisreen Elsaim, che presiede il gruppo consultivo dei giovani sui cambiamenti climatici del Segretario Generale delle Nazioni Unite, è stata molto critica nei confronti dei governi che danno priorità al sostegno militare all’Ucraina rispetto al finanziamento delle azioni di mitigazione climatica:
”Naturalmente la finanza climatica sarà influenzata e questo è un enorme errore perché mentre la guerra ucraina è in corso, continua anche il cambiamento climatico. Il cambiamento climatico non si ferma solo perché c’è una guerra qui o c’è un conflitto lì”.(38)
L’impatto dell’aumento della spesa militare sui finanziamenti per il clima deve essere valutato su un periodo più lungo. Nel Regno Unito sta già accadendo: nel giugno 2022 il governo ha annunciato che avrebbe spostato i risparmi del suo bilancio per la finanza climatica per finanziare una parte del pacchetto di sostegno militare di 1 miliardo di sterline per l’Ucraina.(39)
Il governo norvegese ha sospeso tutti i pagamenti per la cooperazione allo sviluppo, compresi i finanziamenti per il clima, per farsi una “visione di insieme” delle potenziali conseguenze della guerra in Ucraina. (40)
Il governo olandese ha effettuato tagli sui propri fondi per il clima – esclusa la finanza cliamatica – per pagare nuovi aumenti delle spese militari.(41)
Gli esperti sulle emissioni militari hanno sottolineato che “la combinazione fra la tendenza al rialzo della spesa militare per raggiungere l’obiettivo della NATO del 2% del PIL, i programmi di modernizzazione della tecnologia, e gli schieramenti di NATO e UE al di fuori dell’Europa, rischiano di alimentare un aumento delle emissioni“.(42)
Esportazioni di armi e assistenza militare
Mentre i finanziamenti per il clima non sono all’altezza delle promesse, e ancora di più di ciò che è effettivamente necessario, i paesi dell’allegato II * apparentemente non vedono alcun problema nell’inondare il mondo di armi.
Essi costituiscono la maggior parte dei primi 10 maggiori esportatori di armi per il periodo 2013-2021, e tutti, tranne alcuni, sono elencati tra i primi 50 (vedi tabella 4).
Gli Stati Uniti sono di gran lunga i più grandi esportatori mondiali di armi, mentre i 27 paesi dell’UE messi insieme possono essere classificati al secondo posto. I paesi dell’allegato II hanno rappresentato il 64,6% del valore totale dei trasferimenti internazionali di armi (2013-2021).
I loro numerosi clienti includono molti paesi a basso e medio reddito (L&MIC). (43)
Oltre a facilitare la vendita di armi, i governi dell’Allegato II donano denaro, armi e attrezzature di sicurezza ai L&M, nonché altre forme di cooperazione militare e di sicurezza, comprese formazione e consulenza.
Il Foreign Military Financing (FMF) statunitense è il più grande programma di assistenza militare, utilizzato principalmente per finanziare i trasferimenti di armi. I principali destinatari dal 2013 includono Egitto, Israele e Pakistan. Afghanistan e Iraq ricevono finanziamenti attraverso programmi separati.
L’UE e i suoi Stati membri stanno inoltre ampliando i finanziamenti, le donazioni di attrezzature militari e gli accordi di cooperazione militare e di polizia con i paesi vicini al fine di un’ulteriore esternalizzazione delle frontiere e controllo delle migrazioni e per le operazioni antiterrorismo.
Nell’attuale ciclo di bilancio dell’UE – il quadro finanziario pluriennale (2021-2027) – per la prima volta l’UE può finanziare la donazione di armi a paesi terzi, nell’ambito del Fondo europeo per la pace (EPF) fuori bilancio. (44)
Nel 2022, la maggior parte del suo bilancio è stato utilizzato per armare l’Ucraina, ma il suo obiettivo iniziale riguardava principalmente i paesi africani.(45)
Le ONG sono state molto critiche nei confronti dell’EPF, avvertendo che “l’evidenza del recente passato dimostra che le misure di assistenza militare e di sicurezza previste per i finanziamenti dell’EPF possono contribuire all’escalation del conflitto, in particolare in contesti fragili e colpiti da conflitti” e che “le tipologie di armi che più probabilmente saranno trasferite nell’ambito del nuovo strumento – comprese le armi di piccolo calibro, armi leggere e munizioni – sono anche quelle a maggior rischio di uso improprio e diversione”. (46)
La Russia e la Cina sono i principali esportatori di armi non compresi nell’allegato II e rappresentano rispettivamente il 20,5% e il 5,5% delle esportazioni mondiali di armi.
Ciascuna di queste vendite di armi e attrezzature ha il proprio costo in termini di carbonio: dall’estrazione di materie prime, alla produzione da parte delle industrie belliche, al loro uso da parte delle forze armate, alla disattivazione e allo smaltimento a fine vita.
I paesi dell’allegato II esportano armi in paesi di tutto il mondo, compresi i più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Molti dei 40 paesi più vulnerabili, secondo la classifica della Notre Dame Global Adaptation Initiative (ND-GAIN),47 sono paesi più piccoli e poveri, ma l’elenco include anche grandi acquirenti di armi, come il Pakistan e il Bangladesh.
Tutti questi paesi hanno acquistato armi dai paesi dell’allegato II nel periodo 2013-2021, anche se alcuni di essi sono oggetto di embargo ONU e/o UE sulle armi (attualmente Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Myanmar, Somalia, Sudan, Yemen e Zimbabwe).(48)
La Russia e la Cina, il secondo e il quarto maggiore esportatore di armi, esportano anche verso paesi vulnerabili dal punto di vista climatico e sono noti per ignorare gli embarghi internazionali sulle armi.
Tra il 2013 e il 2021, la Cina ha esportato a 21 e la Russia a 13 dei paesi più climaticamente vulnerabili del mondo.(49)
Ciò non solo devia le risorse necessarie per mitigare e adattarsi alle conseguenze del cambiamento climatico, ma tali esportazioni di armi corrono anche il rischio di alimentare conflitti, repressione e violazioni dei diritti umani per le popolazioni più colpite dal cambiamento climatico.
Molti dei paesi più vulnerabili sono coinvolti in conflitti armati o sono governati da regimi autoritari.
Mentre le prove esistenti non mostrano alcun nesso causale tra impatti climatici e conflitti, la probabilità è molto maggiore se la risposta agli eventi meteorologici estremi e al loro impatto sociale è militarizzata e repressiva.(50)
Uno studio finanziato dall’UE sui conflitti nel Mediterraneo, in Medio Oriente e nel Sahel ha dimostrato, ad esempio, che le principali cause dei conflitti in queste regioni non erano le condizioni idroclimatiche, ma piuttosto i deficit democratici, lo sviluppo economico distorto e ingiusto e lo scarso impegno per l’adattamento al cambiamento climatico che hanno esacerbato la situazione.(51)
Le vendite di armi contribuiscono a peggiorare queste tendenze, rafforzando i regimi repressivi, minando l’irresponsabilità democratica e alimentando i conflitti.
Dal 2013 al 2021 i paesi dell’allegato II hanno venduto [armi] a tutti i 40 paesi più vulnerabili, di cui 13 sono coinvolti in conflitti armati, 20 hanno regimi autoritari e 25 sono tra i paesi con i più bassi livelli di sviluppo umano. Sembra che, sebbene i paesi più ricchi non riescano ad affrontare il cambiamento climatico e vacillino nel fornire finanziamenti per il clima, non abbiano alcun problema ad alimentare futuri conflitti che potrebbero derivare da una maggiore instabilità climatica.
(3. Continua)
Traduzione di Ecor.Network
Foto di copertina: Guernica by ahisgett. Licenza CC BY 2.0.
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Climate Collateral: How military spending accelerates climate breakdown
Mark Akkerman, Deborah Burton, Nick Buxton, Ho-Chih Lin, Muhammed Al-Kashef, Wendela de Vries
Transnational Institute (TNI), Stop Wapenhandel, Tipping Point North South, Global Campaign on Military Spending (GCOMS) – November 2022 – 48 pp.
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Note:
* Si tratta dei paesi elencati nell’allegato II della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che hanno l’obbligo speciale di aiutare i paesi in via di sviluppo con le risorse finanziarie e tecnologiche necessarie per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e il riscaldamento globale.
37) Deen, T., War in Ukraine & rise in arms spending undermine development aid to the world’s poor, 15 aprile 2022.
“Secondo l’ODI [ex Overseas Development Institute], il Regno Unito aveva storicamente sottoutilizzato la finanza climatica ed era “molto probabile” che il paese non avrebbe soddisfatto il suo impegno di £ 5,8 miliardi tra il 2016 e il 2021.”
38) O’Callaghan, L., West told prioritising arms for Ukraine arms climate finance is a “huge mistake”. The National, 21 settembre 2022.
39) Halm, I. van, Weekly data: UK diverts climate finance to Ukraine, Energy Monitor, 11 luglio 2022.
Mathiesen K., UK to use climate and aid cash to buy weapons for Ukraine, Politico EU, 30 giugno 2022.
40) Kvamsdal Sveen, S. and Krüger, L., Dette er fullstendig gal måte å drive bistands- og utenrikspolitikk, Bistands Aktuelt, 16 marzo 2022.
41) Tweede Kamer der Staten-Generaal, oorjaarsnota 2022 – brief van de minister van Financiën’. 36 120 nr 1, 20 maggio 2022.
42) Parkinson, S. and Cottrell, L. (2021, February), op. cit.
43) SIPRI Arms Transfers Database – Importer/Exporter TIV tables.Per l’Unione Europea vedi anche l’ENAAT EU Export Data Browser, che si basa sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea e sulle relazioni annuali dell’European Union Code of Conduct on Arms Exports.
44) European Peace Facility.
45) Hauck, V. (2022, 14 March) ‘The European Peace Facility and Ukraine: Implications for Africa-Europe relations’. ECDPM. https://ecdpm.org/talking-points/european-peace-facility-ukraine-implications-africa-europe-relations/
46) Joint Civil Society Statement, European ‘Peace” Facility: Causing harm or bringing peace?, novembre 2020.
Maletta, G. and Héau, L., Funding Arms Transfers Through the European Peace Facility: Preventing risks of diversion and misuse, SIPRI, giugno 2022.
47) University of Notre Dame, Notre Dame Global Adaptation Initiative, Rankings.
48) SIPRI Arms Transfers Database – Importer/Exporter TIV tables. Per l’Unione Europea vedi anche l’ENAAT EU Export Data Browser, che si basa sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea e sulle relazioni annuali dell’European Union Code of Conduct on Arms Exports. SIPRI arms embargoes database.
49) Ibid.
50) Yam, E., Does climate change cause conflict?, International Growth Centre, 2 giugno 2021.
UNFCC, Conflict and Climate, 12 luglio 2022.
51) Kloos, J., Gebert, N., Rosenfeld, T. and Renaud, F.G., Climate change, water conflicts and human security: regional assessment and policy guidelines for the Mediterranean, Middle East and Sahel’, Environmental Science, 2013.
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